E’ dedicato alla filosofa ed attivista politica polacca Rosa Luxemburg, una delle figure femminili più importanti della storia contemporanea, il nuovo brano dell’eclettica artista cagliaritana Stefania Secci Rosa. Conosciuta come la Rosa Rossa, la Luxemburg fu una grande sostenitrice del socialismo rivoluzionario, facendo della sua vita una battaglia contro il capitalismo ed il militarismo. Nel brano interpretato da Stefania Secci Rosa, si prende spunto da una lettera inviata dalla rivoluzionaria dal carcere di Breslavia nel dicembre 1917 e diretta a Sonja Liebknecht (moglie di Karl Liebknecht, suo compagno di partito). Parole da cui traspaiono le passioni vibranti della Luxemburg, che Secci Rosa mette in versi esaltando il suo grande amore per Leo Jogiches e lo stato d’animo positivo nonostante la reclusione.
Grazie alla sceneggiatura e alla regia di Maurizio Olla, accompagnata dalla fotografia di Alonso Crespo, il videoclip che accompagna l’uscita del disco sviluppa il tema degli ideali antimilitaristi e dell’impegno sociale, riuscendo a trasmettere un messaggio di speranza, espresso simbolicamente da una rosa rossa, donata alle generazioni future. Evidente il parallelismo tra il forte animo pacifista e anticapitalista di Rosa Luxemburg (interpretata dall’attrice e cantante Elisa Zedda) e di tutti coloro che in Sardegna lottano per una terra senza basi ed esercitazioni militari. Due delle frasi più celebri di Rosa “Chi non si muove, non può rendersi conto delle proprie catene” e “La libertà è sempre la libertà di dissentire” sono alla base del suo pensiero politico e di quello di molti pacifisti sardi che, forse utopicamente e romanticamente, anelano a un mondo senza guerre e si battono affinché il proprio Paese non sia terreno di preparazione di pericolose armi da guerra.
Il testo è firmato da Stefania Secci Rosa, così come la musica composta assieme a Matteo Gallus, a cui si devono anche gli arrangiamenti musicali degli archi. Diverse le collaborazioni ricche di pregio, fra cui spicca quella di Bruno Chaveiro, uno dei più grandi talenti emergenti della musica lusitana, in questo disco impegnato alla chitarra portoghese e accompagnato da Eduardo Espinho alle chitarre, Luis Pinto al basso elettrico, Ivo Martins alle percussioni e lo stesso Matteo Gallus agli archi. La produzione e il suono sono firmate da Michele Palmas.