Restituire alla città e, soprattutto, agli abitanti del quartiere, la chiesa di Sant’Avendrace, all’interno della quale sono emerse importanti ed inattese tracce di epoca punica e romana è l’obiettivo dell’amministrazione comunale di Cagliari che, attraverso il sindaco Paolo Truzzu, ha illustrato i dettagli del completamento del restauro dell’antico edificio religioso.
«Far finta di niente – ha sottolineato il primo cittadino – sarebbe stato più semplice ma noi vogliamo lavorare per avere piena consapevolezza di quello che siamo stati e di quello che saremo. Per questo era necessario avere pazienza, ma la nostra intenzione è quella di restituire a tutti un qualcosa di più bello e più interessante perché abbiamo grande rispetto della storia della nostra città.»
La ricchezza delle scoperte numericamente più importanti di ogni più rosea previsione, unita ai rallentamenti dovuti alla pandemia, hanno portato ad una situazione di stallo con i lavori che, iniziati nel novembre 2018, non si sono ancora conclusi.
Gli interventi, iniziati per mettere in sicurezza e ridare solidità alla struttura, pesantemente intaccata dall’umidità, hanno fatto emergere importanti scoperte archeologiche che hanno portato ad uno slittamento della chiusura del cantiere.
«La sorpresa dopo l’inizio dei lavori – ha aggiunto Giovanna Pietra della Soprintendenza di Cagliari – è stata la quantità delle scoperte, con ad esempio le quasi trecento sepolture rinvenute. Si tratta di uno scavo molto complicato per la vastità dei reperti ma questo ci permette di avere una prospettiva di riqualificazione che va oltre il quartiere. Abbiamo rinvenuto elementi che si collocano in età romana ma con parti di edificio che si posano su un altro di età punica, il tutto in un sito nel quale non ci aspettavamo di trovare niente del genere.»
«Far finta di niente – ha sottolineato il primo cittadino – sarebbe stato più semplice ma noi vogliamo lavorare per avere piena consapevolezza di quello che siamo stati e di quello che saremo. Per questo era necessario avere pazienza, ma la nostra intenzione è quella di restituire a tutti un qualcosa di più bello e più interessante perché abbiamo grande rispetto della storia della nostra città.»
La ricchezza delle scoperte numericamente più importanti di ogni più rosea previsione, unita ai rallentamenti dovuti alla pandemia, hanno portato ad una situazione di stallo con i lavori che, iniziati nel novembre 2018, non si sono ancora conclusi.
Gli interventi, iniziati per mettere in sicurezza e ridare solidità alla struttura, pesantemente intaccata dall’umidità, hanno fatto emergere importanti scoperte archeologiche che hanno portato ad uno slittamento della chiusura del cantiere.
«La sorpresa dopo l’inizio dei lavori – ha aggiunto Giovanna Pietra della Soprintendenza di Cagliari – è stata la quantità delle scoperte, con ad esempio le quasi trecento sepolture rinvenute. Si tratta di uno scavo molto complicato per la vastità dei reperti ma questo ci permette di avere una prospettiva di riqualificazione che va oltre il quartiere. Abbiamo rinvenuto elementi che si collocano in età romana ma con parti di edificio che si posano su un altro di età punica, il tutto in un sito nel quale non ci aspettavamo di trovare niente del genere.»
Antonio Caria