Il sito archeologico di Sos Muros, a Buddusò, sta portando alla luce nuove ed entusiasmanti scoperta. Veramente interessante è quella dei vaghi di collana e del pendente a forma di cuore. E grazie a questi ritrovamenti, ricostruire un pezzo di storia dell’isola, appare ancora più interessante: l’Università di Sassari, dopo aver preso in custodia i reperti, provvederà ad analizzare non solo i materiali che compongono i reperti ma anche la terra che li protegge. I vaghi sono stati trovati nell’atrio del pozzo, che sono stati realizzati con pasta di vetro, ambra o cristallo di rocca, di forme e colori differenti, e che tra questi spicca un pendente a forma di cuore di cristallo di rocca, che trova un solo confronto nell’isola nel vicino santuario di Romanzesu-Bitti e fuori dalla Sardegna nell’Egeo e nel Mar Nero. Il ritrovamento di un pendente simile nel vicino sito di Romanzesu, che dista soli tre chilometri e mezzo da Sos Muros, dello stesso periodo storico, ci indica chiaramente che i due luoghi erano strettamente connessi, e che vi era probabilmente un forte legame di diversa natura tra i siti e anche tra le genti. Questo sito sembra lontanissimo da tutto, ma le genti in antichità, al contrario, usavano le correnti del Tirso per costruire rapporti importanti che hanno dato modo agli abitanti di espandersi e crescere come comunità. Uno dei controlli che gli archeologi vogliono effettuare, appena possibile, è nel terrapieno dove sono stati trovati i vaghi. Collane di questo tipo sono già note negli insediamenti cultuali nuragici, dove venivano deposte come offerte votive, ma il sito di Sos Muros vanta sicuramente il primato per il più alto numero, e varietà, di vaghi di collana finora rinvenuti in un unico contesto. Sarà possibile un’esposizione, ma è la Soprintendenza che farà le sue valutazioni a posteriori. Il progetto di ricerca, portato avanti dal dipartimento Dumas dell’Università di Sassari, voluto fortemente e finanziato dal Comune di Buddusò, si svolge in regime di concessione ministeriale sotto la supervisione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Sassari e Nuoro.
«Per Buddusò si tratta di un’altra importante traccia del passato che testimonia le antiche origini del nostro paese – sottolinea il sindaco, Massimo Satta -. Questi scavi apportano conoscenze sulla nostra storia ma mirano anche alla valorizzazione del patrimonio archeologico locale che deve diventare risorsa turistica ed economica per il paese.»
Antonio Caria