Le prestazioni sanitarie non erogate durante le fasi più critiche dell’emergenza Coronavirus sono oggetto di approfondimento nell’interrogazione dei Progressisti depositata stamane in Consiglio regionale.
I numeri delle visite specialistiche, degli esami e dei ricoveri programmati e poi annullati durante il lockdown non sono ancora ufficiali, ma si teme che l’arretrato sia enorme e tale da mettere in seria difficoltà il sistema sanitario regionale.
«L’emergenza sanitaria è stata un evento di portata mondiale, unico nella storia recente. Pretendere di affrontarlo con strumenti ordinari è un errore che non possiamo permetterci – dichiara il capogruppo Francesco Agus – Durante la fase più critica in Sardegna sono state rinviate migliaia di visite mediche, esami diagnostici, interventi chirurgici. Ancora oggi dalla Regione non è stato reso noto il volume complessivo dell’arretrato, ma certamente se non si interviene con un piano straordinario per eseguire rapidamente le prestazioni non eseguite nei mesi di marzo, aprile e maggio, gli utenti della sanità sarda saranno esposti a un’ulteriore rischio della propria salute.»
«La ripresa delle attività ambulatoriali e ospedaliere è il primo passo per ripristinare il diritto alle cure sanitarie, ma non consentirà di contenere le liste d’attesa che con il blocco totale dei mesi scorsi inevitabilmente si sono allungate e imporranno tempi biblici per le chiamate dei pazienti prenotati – evidenzia Francesco Agus – Dai territori giungono notizie contrastanti che segnalano problematiche nel riavvio delle attività ordinarie negli ambulatori e negli ospedali, a partire dalla difficoltà dei parenti a far visita ai propri cari ricoverati. La sola applicazione dei protocolli sul contingentamento degli accessi e la sanificazione dei locali approvati dalla Giunta alcune settimane fa non sono purtroppo sufficienti a garantire la piena ripresa.»
Nell’interrogazione i Progressisti chiedono chiarezza sui numeri dell’arretrato e sul percorso che la Giunta regionale ha intenzione di mettere in campo per superare l’emergenza.
«Ancora oggi manca una strategia chiara. L’idea di delegare alle aziende sanitarie il contenimento delle liste d’attesa rischia di creare cittadini di serie A e di serie B. Si tratta di un enorme problema perché si aggiunge alla difficoltà cronica del servizio sanitario regionale di eseguire per tempo le prestazione necessarie ai cittadini. Servono strumenti eccezionali per non far collassare il sistema. Innanzitutto partendo da un approccio unico per tutto il territorio regionale e da indirizzi della Regione che stabiliscano le priorità per riprogrammare le attività, mettendo a correre nuove risorse finanziarie per aumentare le prestazioni specialistiche e potenziare la medicina territoriale. Siamo disponibili a discuterne da subito in Commissione Sanità.»