Si sono svolti a fine luglio nell’area intorno all’Asinara e alla Costa Nord Occidentale della Sardegna i monitoraggi di ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e dal Parco Nazionale dell’Asinara nell’ambito del progetto STRONG SEA – Survey and TReatment ON Ghost nets SEA LIFE, utili a rilevare e mappare la presenza di ALDFG (Abandoned, Lost or otherwise Discarded Fishing Gear), attrezzi da pesca abbandonati o smarriti che giacciono nell’ambiente marino, deturpando e distruggendo gli habitat praterie di Posidonia oceanica e Coralligeno (Habitat 1120* e Habitat 1170 Direttiva 92/43/CEE).
Il progetto mira alla tutela, conservazione e miglioramento dello status degli habitat, scelti per il loro elevato valore ecologico e ambientale e per la loro rappresentatività nell’area di studio.
Gli ALDFG rinvenuti in hotsposts identificati nell’area di studio, verranno rimossi in una fase successiva senza arrecare ulteriori danni all’habitat, o inattivati, in modo da ridurre al minimo la pesca fantasma, evitando di stressare oltremisura gli habitat sui quali insistono.
Il progetto, finanziato nell’ambito del programma LIFE, settore prioritario Natura e Biodiversità, sui fondi stabiliti nella programmazione 2014-2020, è formalmente iniziato nel dicembre del 2021 e ha una durata di 5 anni. ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale è coordinatore insieme a 5 partner associati, 3 enti pubblici e 2 partner privati: il Corpo Forestale di Vigilanza Ambientale della Regione Sardegna, il Parco Nazionale dell’Asinara – Area Marina Protetta, MCM Consorzio Coop Produzione Lavoro e Agris – Agenzia Regionale per la Ricerca in Agricoltura.
«Si è appena conclusa la fase di monitoraggio degli attrezzi da pesca dispersi nell’area del golfo dell’Asinara del progetto Life Strong Sea – dice Il presidente dell’Ispra, prefetto Stefano Laporta –. I ricercatori di ISPRA e AGRIS, in collaborazione con il Corpo Forestale di Vigilanza Ambientale, si sono imbarcati e hanno esplorato le zone indicate da pescatori e diving center, rinvenendo nasse e reti abbandonate, sia da strascico che da posta. È stata una fase molto importante per il progetto, perché ha permesso di capire dove e come agire per la rimozione delle reti e dove invece sarà più opportuno rendere inattivi gli attrezzi dispersi. Le rimozioni verranno effettuate a settembre e saranno condotte da biologi marini che opereranno secondo il principio della tutela degli habitat interessati, mirando a tutelarne lo stato di conservazione. Vista la complessità delle immersioni, i ricercatori si avvarranno della preziosa collaborazione dei sommozzatori della Polizia di Stato, già presenti durante le operazioni di monitoraggio appena concluse.»
Per il Commissario ed il Direttore del Parco Nazionale dell’Asinara Gabriela Scanu e Vittorio Gazale, si tratta di un servizio concreto e fondamentale a favore della tutela dei fondali dell’area del Golfo dell’Asinara e che vede lavorare insieme un partenariato qualificato e autorevole e le marinerie dei pescatori che in questo modo vengono ulteriormente sensibilizzati su una pesca responsabile.
Francesco Urzì, Surveying Engineer e ROV Pilot, descrive così questi giorni alla ricerca delle reti fantasma: «Le attività si sono svolte in tre fasi: la prima fase, con strumenti di precisione come il Multibeam, la seconda fase con strumenti acustici di altissima precisione come il sailscanner e la terza fase con strumenti visivi come il ROV, dotato di due telecamere, una a bassa risoluzione e una ad altissima risoluzione, che permettono di fare un confronto sui target rilevati nelle precedenti fasi».