Oggi Osilo rialza il sipario su una delle sue più sentite tradizioni popolari, la “Corsa all’anello”, spettacolare giostra equestre in cui l’eleganza e la maestosità dei cavalli si sposano alla tecnica e all’abilità dei cavalieri. Una manifestazione che ha molti tratti in Comune con altre sfide equestri che si svolgono nell’isola, ma unica per il territorio in cui si celebra, per le modalità con cui si svolge, per il coinvolgimento di tutta una comunità nel cuore del borgo, per l’importanza raggiunta grazie all’adesione a una Rete e ai gemellaggi.
Con i suoi versi il poeta Sebastiano Satta celebrava l’antica maestria osilese nell’allevamento e nella domatura dei cavalli. Una passione che si riflette nelle secolari radici della “Corsa all’anello”, evento di spicco del calendario culturale del comune e specchio dello spirito fiero, coraggioso ed elegante dell’identità osilese.
La Corsa all’anello consiste in una prova di abilità equestre, dove il cavaliere lanciato al galoppo deve cercare di infilare con uno spadino di legno uno dei tre “anelli” sospesi lungo il percorso. Gli anelli sono posti in sequenza, a circa quaranta metri l’uno dall’altro. Il cavaliere non potrà mai fare tre centri in una sola salita, perché la conquista di un anello implica che lo spadino vi rimanga conficcato, essendo l’anello saldamente assicurato alla fune.
A partire dal 1995 la corsa viene organizzata dall’Amministrazione comunale nella via principale del paese, via Roma, che per l’occasione viene “ripavimentata” con la sabbia così da ricreare quelle condizioni di agibilità che offrono a cavalli e cavalieri sufficienti condizioni di sicurezza per lo svolgimento della gara; nello stesso anno viene reintrodotto l’obbligo di utilizzo del costume sardo per tutti i partecipanti.
La rilevazione elettronica dei tempi evita contestazioni da parte dei concorrenti e rende più spettacolare la gara: entro 9 secondi bisogna coprire i centro metri, oltre i quali anche l’eventuale “centro” non è valido.
Antonio Caria