«La sanità in Sardegna versa in condizioni disastrose, ma sull’Ogliastra è calata una sorda cortina di silenzio. Si sappia che questa cosa non ci piace, e lo sappia per primo il Presidente della Giunta regionale.»
Lo scrive il consigliere regionale del Partito Democratico, Salvatore Corrias, che si rivolge direttamente al presidente della Regione, Christian Solinas: «Gentile Presidente, scrivo a Lei, direttamente a Lei, deliberatamente a Lei, fuori dalle prerogative assegnate formalmente al mio ruolo di consigliere regionale, per rappresentarle ancora la situazione della sanità in Ogliastra, situazione che conosce bene, tanto da essersi pubblicamente impegnato a risolverne i problemi, non ultimo in data del 21 aprile scorso, quando -presenti tutte le rappresentanze locali, istituzionali e sociali- il problema principale sembrava essere la nomina del direttore generale, tanto grande che tutti gli altri, di problemi, come la luna dietro il dito, dovevano passare in secondo piano. E tanto è avvenuto. Eppure, da allora, la nostra ASL un direttore ce l’ha, ma i problemi, nonostante i plateali impegni assunti, i veri problemi, quelli cronici, permangono. Anzi, crescono. Da allora tutto tace, drammaticamente tace, sotto l’effetto di una (in)cosciente narcosi, dentro il più perfetto silenzio degli innocenti. Da allora nessuna voce di democratica denuncia si è più sollevata. E la mia, oggi, è una voce di denuncia. L’ospedale di Lanusei è in fortissima sofferenza: il Punto nascita non c’è più; Cardiologia ha chiuso i battenti (e dire che una battaglia per l’Emodinamica, i cardiopatici, l’hanno fatta); il Pronto Soccorso è l’anticamera del nulla, in un ospedale con pochi ortopedici e meno anestesisti; il servizio di Neuropsichiatria è ormai sguarnito; l’elisuperficie a servizio dell’emergenza-urgenza, nonostante le vostre solenni promesse, non è mai decollata. La medicina territoriale è un puzzle senza tessere, tenuto insieme dagli sforzi di chi, tra mille difficoltà, la dirige, ma senza risultati: intere comunità sono senza medico di famiglia e senza guardia medica né turistica, in questo territorio turisticamente vocato; il servizio del 118, a Tortolì, sopravvive alla drastica riduzione del personale solo grazie al sacrificio degli operatori in servizio. Questi sono i problemi, e la vostra risposta è sempre e solo una: non ci sono medici, e la colpa è di chi, finora, non ha saputo programmare, e per porvi rimedio servirebbe una rivoluzione, o una riforma, come quella approvata, sostenuta anche con gli sforzi da noi condivisi (sulle borse di studio e sulle RAR che attendono di essere assegnate), una riforma monca, azzoppata da atti aziendali ai quali non si è ancora data reale esecuzione».
«E allora i medici – viva la rivoluzione – li portiamo da Cuba, senza pensare ai tanti, giovani professionisti, sardi, ogliastrini, che vanno via (magari dopo aver messo su casa) perché – aggiunge Salvatore Corrias – trovano altrove una diversa e più forte motivazione, quella che questo sistema, di cui voi, solo voi, oggi, siete i responsabili, non è in grado di offrire e garantire. Io credo, stanti gli sforzi e le giustificazioni, sovente dal sapore dell’alibi, dell’Assessore alla sanità e dell’apparato di cui egli è responsabile sino alle sue ultime articolazioni territoriali, io credo che tutto questo non sia più tollerabile. Non qua, non da noi, dove soffriamo la pandemia dello spopolamento. Non qua, non da noi, dove ci si ammala come nelle città e si invecchia di più. Non qua, non da noi, dove ogni sforzo è volto a trattenere l’emorragia dei giovani che vanno via per non tornare.»
«Io la invito – conclude Salvatore Corrias – dunque a venire qua in Ogliastra, Presidente. Venga, anche informalmente, venga a vedere il nostro ospedale che si svuota di medici ma non di pazienti, venga a toccare con mano lo sforzo immane dei nostri operatori sanitari, che per amore, solo per amore di questa terra e del loro lavoro, resistono. Venga, Presidente, venga a veder la gente quanto soffre. Le servirà ad assumere piena coscienza della gravità della situazione. Io sono pronto ad accoglierla. E con me tutti gli ogliastrini, quelli che hanno perso la fiducia e la pazienza. Fiducioso in un suo concreto riscontro, cordialmente la saluto.»
Antonio Caria