Due pianisti al centro dei concerti in programma domani (venerdì 26) per il festival che affianca la trentaquattresima edizione dei Seminari di Nuoro Jazz, in pieno svolgimento nel capoluogo barbaricino fino a mercoledì prossimo (31 agosto). Ed è proprio uno dei docenti più rappresentativi dell’iniziativa didattica organizzata dall’Ente Musicale di Nuoro, il protagonista del consueto appuntamento del tardo pomeriggio allo Spazio Ilisso in via Brofferio: Dado Moroni, uno dei pianisti di maggior spicco del jazz italiano, con una straordinaria carriera e grandissime e prestigiose collaborazioni internazionali con nomi del calibro di Dizzy Gillespie, Wiynton Marsalis, Freddie Hubbard, Tom Harrel, James Moody e Johnny Griffin, tra gli altri. Dotato di particolare sensibilità musicale, tecnica, energia e creatività, dado Moroni riesce ad inserirsi brillantemente e con la massima naturalezza nei vari contesti musicali, esprimendo classe, professionalità e fantasia: le stesse doti che si potranno apprezzare nel suo piano-solo in programma alle 18.30.
Alle 21.00 si accendono i riflettori nel Giardino della Biblioteca Satta, in piazza Asproni, per accogliere sul palco Augusto Pirodda. Classe 1971, il pianista cagliaritano è tra quei musicisti sardi che hanno lasciato l’isola per sviluppare all’estero il proprio cammino artistico. Domani sera (venerdì 26) ritorna a Nuoro Jazz dove giusto vent’anni fa ha registrato dal vivo, in duo con il pianista slovacco Michal Vanoucek, il suo album “To be or not to bop – Live in Nuoro”; stavolta approda invece nel capoluogo barbaricino alla testa del suo settetto di base a Bruxelles che riunisce alcuni tra i migliori musicisti della scena jazzistica belga, per presentare il nuovo disco, “The Monkey and The Monk / Concerto for Jazz Septet in Three Movements”: Lynn Cassiers alla voce e all’elettronica, Laurent Blondiau alla tromba e al flicorno, Ben Sluijs al sax contralto e al flauto contralto, Sam Comerford al sax tenore e clarinetto basso, Manolo Cabras al basso e Marek Patrman alla batteria.
Il progetto ha preso la forma di un “Concerto” in chiave classica: è composto da tre movimenti che consistono in diverse composizioni con intermezzi che li collegano. Augusto Pirodda ha sperimentato l’utilizzo di forme, strutture, insiemi diversi all’interno del settimino per creare qualcosa di unico, in cui i tanti momenti composti e rigorosamente disposti si fondono armoniosamente con le parti più spontanee e talvolta completamente libere. Anche dal punto di vista sonoro lo spettro è molto ampio, da “soli” o “duo” fino all’intero ensemble, e la quantità di diversi strumenti utilizzati hanno dato un universo di possibilità al compositore. Un universo che Augusto Pirodda ha minuziosamente esplorato, visto che ci sono voluti quasi quattro anni perché “The Monkey and The Monk” fosse pronto.