Nuovo allarme cinghiali sia in campagna che nei centri abitati in Sardegna.
A rilanciare l’allarme è la Federazione di Coldiretti Nord Sardegna che quotidianamente riceve segnalazioni dai propri soci da ogni parte del suo territorio che comprende il Sassarese e la Gallura: i cinghiali attaccano gli animali, ammazzano anche le pecore, distruggono vigneti, oliveti, orti, divelgono le recinzioni, arano i terreni e gli erbai, distruggono gli impianti di irrigazione.
«Abbiamo dovuto anticipare la trinciatura del mais di 15 giorni per contenere le perdite – dichiara Gianni Muntoni, presidente della Coldiretti di Perfugas -. Alla fine perdiamo di meno se lo raccogliamo prima perché i cinghiali stavano facendo razzie. Abbiamo raccolto circa il 35 per cento di mais in meno per colpa loro creandoci non pochi problemi sia per i costi di produzione arrivati alle stelle (coltivare un ettaro di mais costa oltre mille euro) e sia per il disagio per la produzione in meno essendo destinato ai nostri animali. Dovremo acquistare mais a prezzi altissimi.»
Secondo l’Organizzazione del Nord Sardegna «il fenomeno è da tempo fuori controlli e oltre ad essere un incubo incontrollabile per le aziende agricole sono diventati un pericolo anche per i cittadini ma soprattutto per gli automobilisti».
«Molto probabilmente si sottovaluta il problema perché non si ha consapevolezza dei danni che causano – evidenzia Gianni Muntoni -. Anche gli indenizzi non funzionano perché la troppa burocrazia scoraggia gli agricoltori dal denunciare, questo però spesso ci penalizza due volte perché oltre a non ricevere gli indennizzi la mancata denuncia è interpretata come assenza del problema. Ma non è cosi, basta farsi un giro in campagna per avere percezione che il fenomeno è fuori controllo e sta creando ancora più tensione in un momento davvero difficile per tutti.»
«Sono un problema reale che riguarda tutta la società non solo la campagna – sottolinea il presidente di Coldiretti Nord Sardegna, Battista Cualbu -. Il grido di dolore è quotidiano e non arriva più solo dal mondo rurale. Questo significa che i provvedimenti adottati fino ad ora non stanno dando i frutti sperati e comunque non sono adeguati e non bastano per contenere questo fenomeno in continua crescita che sta minacciando e mettendo in pericolo l’incolumità e tranquillità dei cittadini oltre che delle imprese agricole.»
«È da tempo e a tutti i livelli, nazionale, regionale e provinciale, che denunciamo il problema della fauna selvatica e dei cinghiali in particolare – conclude Battista Cualbu -. Servono urgentemente risposte per il contingente ma occorre anche programmare una politica seria che limiti seriamente il fenomeno che invece è in continua crescita.»
Antonio Caria