I vertici della sanità sarda esultano per aver finalmente dotato la radiologia dell’ospedale Brotzu di Cagliari di ben due Risonanze Magnetiche di ultima generazione e ad altissimo campo 3 Tesla. Si tratta di tecnologia d’avanguardia in grado di garantire alte prestazioni con risultati diagnostici eccellenti.
L’atteso ammodernamento tecnologico costato circa due milioni di fondi regionali, solleva perplessità tra gli stessi ospedali che dal 2015, con la riorganizzazione del servizio sanitario regionale, fanno parte dell’Arnas (Azienda di rilievo nazionale ad alta specializzazione Brotzu). Oltre all’ospedale San Michele (Brotzu), si annoverano altri due colossi della sanità sarda: l’ospedale Oncologico e l’ospedale Microcitemico.
Sorprende che le due Risonanze Magnetiche siano state destinate entrambe all’ospedale San Michele. Una decisione irrazionale visto che l’ospedale oncologico ha in dotazione una Risonanza Magnetica vecchia di 17 anni. Centri specialistici d’oltre Tirreno, con cui l’oncologia cagliaritana collabora, ne sconsigliano l’uso soprattutto per alcune patologie, definendola “obsoleta e enigmatica”. E’ incomprensibile il perché una delle due strumentazioni di alta gamma, indispensabile nell’ambito della diagnostica per immagini, non sia stata destinata al Businco, l’ospedale oncologico al servizio di tutta la Sardegna.
Preoccupa il Piano d’attuazione della Missione 6 (Salute) del Pnrr con 270 milioni di finanziamento più 21,6 milioni di cofinanziamento regionale. Il Piano, spacciato come panacea di tutti i mali della nostra sanità, nelle sue due componenti: M6C1 contempla investimenti destinati solamente alla costruzione di infrastrutture, che rischiano di essere scatole vuote (Case della comunità e Ospedali di comunità), e M6C2 prevede investimenti esclusivamente in innovazione tecnologica.
In nessun capitolo è prevista l’assunzione di personale sanitario, indispensabile per il funzionamento della sanità.
La Rete Sarda invita l’assessore Nieddu ed il Presidente Solinas, ad affrontare per logica e priorità, la carenza del personale sanitario in tutta l’Isola. E’ inspiegabile ad esempio che dei 120 tecnici di laboratorio in graduatoria, solo a 60 sia stata attribuita la destinazione, mentre laboratori ospedalieri sono a rischio di chiusura per mancanza di personale.
Claudia Zuncheddu – Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica