Gli anziani guardano con preoccupazione al dopo 25 settembre. Non per i risultati elettorali che, comunque, riflettono gli attuali orientamenti e le istanze politiche dei cittadini, ma per la scala di priorità che il futuro governo sceglierà per risolvere i problemi del nostro Paese e per la capacità della Regione di tenere la “nave Sardegna” in un’accettabile linea di galleggiamento nei prossimi mesi di agitata navigazione. La crisi energetica generata dalla guerra in Ucraina sembra assorbire gran parte delle attenzioni della politica. Un’attenzione giusta e necessaria per evitare le implicazioni sottese: cioè possibile chiusura di aziende non più in grado di reggere rincari, licenziamenti e casse integrazione, e, a cascata, tagli nei servizi pubblici, riduzione degli investimenti e del potere d’acquisto per lavoratori e pensionati, drastica riduzione del potere d’acquisto delle famiglie, recessione. «Giovani e anziani, estremi anagrafici della società, sono le categorie più a rischio e penalizzate. I primi – dice Alberto Farina, segretario generale della FNP Sardegna – perché vedranno ulteriormente rinviato l’ingresso nel mondo del lavoro, i secondi perché fragili economicamente e fisicamente. L’importo medio mensile delle circa 473 mila pensioni private erogate in Sardegna dall’INPS è inferiore a 800 €, lontano di oltre 150 euro dalla media nazionale. Gli esperti hanno già calcolato un rincaro delle spese familiari per oltre 1500 €/anno il “regalo” della crisi energetica. Che si aggiunge al peso crescente delle tasse dirette e indirette, al ricorso, sempre più necessario, a ricoveri presso strutture per anziani o ad assunzioni di badanti e colf, alla maggior frequentazione di strutture sanitarie private, con gravami aggiuntivi per ticket o prestazioni specialistiche.»
«In questa situazione, che potrebbe non essere congiunturale – aggiunge Alberto Farina -, la pensione media INPS certifica uno stato di prepovertà, che conferma quanto stabilito dal rapporto BES 2021( Benessere Equo e sostenibile), che calcola in Sardegna il 28,6% di persone in famiglie con reddito netto equivalente o inferiore alla soglia di rischio povertà ( la media nazionale è del 20%). I pensionati sono fragili anche fisicamente. La “Mappa delle fragilità” in Italia (indagine 2022) segnala, infatti, che in provincia di Nuoro il 77,3% degli individui di età pari o superiore a 60 anni ha più di 5 malattie croniche; nel Sud Sardegna il 76,7%, in provincia di Cagliari 74,3%, in quella di Sassari il 73,9%. La stessa indagine rileva che nella fascia d’età degli over 60 in provincia di Cagliari il 34,5% manifesta una “fragilità lieve”, il 12,2% moderata, il 5,9% severa. In provincia di Nuoro il 35,2% fragilità lieve; 11,9 moderata, 5,3% severa. In provincia di Sassari: fragilità lieve il 38,8%, moderata 14,3%, severa 4,4%. Sud Sardegna: 36,8 lieve, 13,1% moderata, 4,0% severa. La presenza di una fragilità grave espone un individuo a un rischio quintuplo di morire durante i successivi 5 anni rispetto a chi non presenta alcuna fragilità. « La Giunta regionale, pertanto, deve evitare con tutte le forze – conclude Alberto Farina – di circoscrivere il suo impegno emergenziale solamente ai fattori della produzione, ma deve anche lavorare per rilanciare la centralità delle politiche sociali e dell’inclusione a favore dei soggetti più fragili, della famiglia e degli anziani. Tali politiche debbono essere il fulcro di un patto sociale incentrato sul lavoro, sui diritti di cittadinanza e sulla lotta alle povertà. In Sardegna è urgente varare una nuova riforma sanitaria, all’insegna della medicina territoriale diffusa e di prossimità, dei centri di specializzazione e di eccellenza, dei presidi ospedalieri territoriali da potenziare, del diritto alla prevenzione e alla cura di tutte le persone, a partire da quelle più fragili e anziane.»