Un abbattimento del 22% dei consumi delle imprese manifatturiere sarde con un risparmio addirittura del 4,5% della spesa regionale del settore. È il potenziale effetto della proposta che Cna Sardegna presenta al governo regionale per l’incentivazione della produzione di energia elettrica rinnovabile per l’autoconsumo.
Secondo la Associazione artigiana con un investimento complessivo di 145 milioni di euro, ovvero 72,4 milioni di euro in termini di credito d’imposta concesso alle imprese (costo complessivo nel triennio per la mano pubblica), si potrebbero infatti installare in Sardegna circa 72 MW di potenza, ovvero 88 GWh media di produzione annua, ipotizzando una dimensione media per impianto di 48 kw (dimensione media degli impianti in Italia in ambito terziario)
L’ipotesi contenuta nella proposta di CNA Sardegna nel triennio coinvolgerebbe 1.500 imprese. L’iniziativa porterebbe a un incremento del 7,5% della produzione complessiva da fotovoltaico di tutta la Regione.
«L’aumento dei costi energetici per il settore produttivo rende sempre più strategico anche nel medio-lungo periodo affrontare il tema della produzione di energia da fonti rinnovabili per l’autoconsumo – evidenziano Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna -. Purtroppo, il caro energia è una prospettiva che ci accompagnerà per lungo tempo prosciugando la liquidità delle imprese, mettendone a rischio la competitività e la sostenibilità aziendale.»
«La proposta che presentiamo al governo regionale di istituire, per il prossimo triennio, un credito d’imposta del 50% per le spese sostenute per l’installazione degli impianti fotovoltaici (incluso il sistema di accumulo) per la produzione e l’autoconsumo muove dalla necessità di adottare provvedimenti capaci di mitigare e ridurre in tempi ragionevoli il dramma del caro energia e al contempo offrire soluzioni strutturali e di lungo periodo al problema.»
In una recente indagine condotta presso un campione significativo di imprese artigiane operanti in Sardegna è emerso, infatti, che nell’ambito manifatturiero a cavallo tra 2021 e 2022 l’aumento dei costi energetici ha già ridotto significativamente gli utili aziendali per quasi un’impresa su due.
Inoltre, secondo un’indagine condotta lo scorso anno da CNA Nazionale, tra le imprese che hanno realizzato investimenti in rinnovabili ed efficienza energetica solo una su quattro lo ha fatto potendo beneficiare di incentivi (al momento è previsto un credito di imposta pari al 6% delle spese sostenute); le altre hanno dovuto farsi carico dei costi con risorse proprie o hanno rinunciato.
Limitandosi al solo settore manifatturiero della Sardegna, in base ai dati catastali, nel territorio regionale sono presenti 13.556 unità immobiliari ad uso industriale (opifici). Una stima più precisa del numero di edifici ad esclusivo uso produttivo, di fonte Cresme, indica che questi edifici (per lo più capannoni industriali o artigianali) in Regione sono 8.690; sempre il Cresme indica una superficie media dei tetti pari a 592 metri quadri: al livello regionale, dunque, lo spazio potenziale per ospitare impianti fotovoltaici è quindi pari a 5,1 milioni di metri quadrati.
Considerando una media di 8 mq per ogni kW installato (tenendo conto anche dei supporti per inclinare i pannelli su un tetto piano), se tutta questa superficie fosse attrezzata con impianti fotovoltaici si arriverebbe ad una stima di 643 MW di potenza installabile, il 64% del totale attualmente presente in Regione (1.000 MW, considerando anche gli impianti a terra, fonte GSE).