In occasione delle prossime festività natalizie l’arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Conferenza episcopale italiana monsignor Giuseppe Baturi, esprime i propri auguri attraverso un messaggio.
«La Chiesa ogni anno ricorda che l’origine dello stupore cristiano è l’umanità guardata da Dio con gli occhi di un bambino. Lo sguardo di un bambino provoca la vita adulta. Lo interpella ad uscire da un apparente equilibrio raggiunto e lo spinge a vivere la gratuità dell’accoglierlo, del fargli spazio».
Sul Natale 2022 pesano le ferite dettate dagli scenari di guerra e violenza in tanti Paesi del mondo, ma sempre nella consapevolezza della luce custodita in Gesù Bambino.
«I Vangeli ci raccontano di come il mondo abbia fatto spazio allo sguardo di Dio incarnato in un bambino».
Sabato 24 dicembre 2022, a partire dalle ore 9.30 e sino alle ore 12.30, presso la sede istituzionale dell’Episcopio (Piazza Palazzo 4, Cagliari), monsignor Giuseppe Baturi accoglie coloro che vorranno partecipare ad uno scambio di saluti e auguri nel giorno della vigilia del Santo Natale.
Sempre sabato, alle ore 24.00, presso la Cattedrale di Cagliari, il Vescovo presiederà la tradizionale Messa della notte di Natale, trasmessa in diretta dall’emittente radiofonica diocesana Radio Kalaritana. Domenica 25 dicembre, il presule si recherà invece, alle ore 8.30, presso il penitenziario di Uta per la celebrazione eucaristica. Lunedì 26, alle ore 10.30 monsignor Baturi presiederà la santa messa presso la parrocchia di Santo Stefano in Quartu Sant’Elena, in occasione della festa patronale.
Segue il testo integrale del messaggio
«Colui che ha creato il cielo e la terra, colui che è sempre stato e sempre sarà, colui che è la ragione, il principio dell’essere di tutte le cose, della nostra vita, della nostra esistenza, colui che conosce tutto, che vede nei nostri pensieri, colui che è presente a noi più che noi stessi, quello che si chiama Figlio di Dio, è venuto a farsi insieme figlio dell’uomo e allora la meraviglia deve essere la caratteristica di questa festività: siamo meravigliati, siamo ammirati, siamo sorpresi, siamo incantati per questo fatto che Dio si è fatto uomo, e che è in mezzo a noi».
Era il giorno di Natale del 1971, quando Paolo VI pronunciava queste parole durante l’omelia della missa in aurora. Sono parole che fanno ancora riflettere sul mistero che abbiamo contemplato nel tempo di Avvento e che sta per svelarsi nella nascita umile del Figlio di Dio.
Nella scena della natività (cf. Lc 2,8-20) si sviluppa come una “catena di stupore”: i pastori vengono raggiunti dall’angelo e spinti ad andare a trovare «un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia» (v. 12); ma anche «tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori» (v. 18). È lo stupore di chi si lascia sorprendere da Dio. Allora ogni vita si apre ad una novità insperata, quella che viene dal Signore: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose» (Ap 21,5).
Ma c’è anche uno stupore di Dio, quando guarda la sua creatura con amore. A cominciare dal suo stesso Figlio: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento» (Mt 3,17). Un sentimento di stupore e di amore che si estende sino a ciascuno di noi: «Bene, servo buono e fedele; prendi parte alla gioia del tuo padrone» (cf. Mt 25,21).
Il Natale è questo incontro dello stupore e dell’amore, che cambiano la vita. Ogni fase della vita, a ben vedere, evolve se è accompagnata dallo stupore dell’amore: dai bambini che si stupiscono per le piccole scoperte quotidiane ai ragazzi che si stupiscono degli orizzonti che si schiudono davanti a loro; dai giovani per lo stupore di inedite relazioni coinvolgenti e travolgenti, agli adulti che si stupiscono per la possibilità di generare novità; fino ad arrivare allo stupore saggio degli anziani che con ammirazione scorgono la pienezza della vita. Quando in questi passaggi viene meno lo stupore si è travolti dalla tristezza e da sterili rammarichi che conducono all’isolamento e alla divisione.
La Chiesa ogni anno ricorda che l’origine dello stupore cristiano è l’umanità guardata da Dio con gli occhi di un bambino. Lo sguardo di un bambino provoca la vita adulta. Lo interpella ad uscire da un apparente equilibrio raggiunto e lo spinge a vivere la gratuità dell’accoglierlo, del fargli spazio. I Vangeli ci raccontano di come il mondo abbia fatto spazio allo sguardo di Dio incarnato in un bambino.
La memoria della nascita di Gesù vibri nel nostro sguardo aperto alla valorizzazione complessiva e inclusiva di tutto ciò che di buono, vero e giusto c’è nella realtà e negli uomini. In ogni uomo!
Buon Natale!
Giuseppe Baturi
Arcivescovo