I semi raccolti a partire dal 2004 e conservati all’interno della Banca del Germoplasma della Sardegna (BG-SAR) riescono a germinare e a generare nuove piante.
Lo ha rilevato un lavoro scientifico condotto dai ricercatori su 31 diversi lotti di semi riferiti a 8 piante di interesse conservazionistico della Sardegna che dimostra che i semi di queste piante sono al sicuro e sono custoditi con cura per le future generazioni. Tra queste spiccano il cavolo di Sardegna, la ferula di Arrigoni, il gigaro mangiamosche e la digitale rossa di Sardegna e Corsica: i semi oggetto della ricerca sono congelati e conservati alla temperatura di -25 gradi.
Lo studio coordinato dal professor Gianluigi Bacchetta, porta la firma di Marco Porceddu, Alba Cuena-Lombrana, Maria Enrica Boi, Lina Podda, Marco Sarigu, Ludovica Dessì, Francesca Meloni e Paolo Atzeri, ed è stato recentemente pubblicato sulla rivista scientifica internazionale “Flora Mediterranea”.
Marco Porceddu, curatore della Banca ospitata all’interno dell’Orto Botanico di Cagliari, rimarca che «valutare periodicamente la capacità germinativa dei semi conservati per diversi anni a temperature sotto zero è molto importante, in particolare per le specie ad alto rischio di estinzione della Sardegna, in quanto conoscere un eventuale decadimento della germinazione nel tempo ci permette di correre velocemente ai ripari effettuando nuove raccolte e ripristinando il patrimonio genetico conservato».
Antonio Caria