Cia Sardegna contesta la recente misura FRI-Tur introdotta dal ministero del Turismo, Abi e Cdp, nell’ambito delle azioni del Pnrr, per finanziare la riqualificazione delle strutture ricettive, agriturismi compresi, in chiave sostenibile e digitale.
«Si tratta di un intervento a nostro parere inefficace per le esigenze degli agriturismi a causa dell’entità del minimo di spesa richiesto, troppo elevato e di certo difficilmente raggiungibile per le nostre aziende», sostiene il direttore regionale di Cia Sardegna, Alessandro Vacca.
Il ministero del Turismo e Invitalia hanno aperto dal 30 gennaio 2023 la piattaforma web per la ricezione delle richieste di accesso al “Fondo rotativo imprese per il sostegno alle imprese e gli investimenti di sviluppo nel turismo” (FRI-Tur), bando lanciato con l’obiettivo di migliorare i servizi di ospitalità e a potenziare le strutture ricettive, in un’ottica di digitalizzazione e sostenibilità ambientale. La misura consiste nell’accordare aiuti alle aziende del settore turistico sotto forma di contributi e finanziamenti agevolati per gli interventi migliorativi realizzati, quali riqualificazione energetica e antisismica, eliminazione delle barriere architettoniche, restauro, risanamento, digitalizzazione, acquisto o rinnovo di arredi, realizzazione di piscine termali.
«L’incongruenza è che per accedere al Fondo sono richiesti investimenti medio-grandi, compresi tra 500.000 e 10 milioni di euro, spese che escludono di fatto la totalità delle aziende agrituristiche sarde, vanificando una opportunità che consentirebbe un ammodernamento e un processo di innovazione assolutamente necessario per adeguare e rilanciare il settore», sottolinea Alessandro Vacca.
La misura è partita con una dotazione finanziaria iniziale di 180 milioni di euro (risorse Pnrr fondi Next Gen EU) ed è stato poi integrato con 600 milioni di euro deliberati dal Cipess e concessi a Cdp, ai quali si aggiungono prestiti di pari importo, quindi altri 600 mila euro, erogati dal settore bancario a condizioni di mercato. Aiuti che rischiano di non essere disponibili per le aziende agrituristiche sarde: «I limiti elevati nell’entità dell’intervento e nel minimo di spesa ammissibile rischiano di tagliare fuori la quasi totalità delle imprese agrituristiche e denotano quindi una scarsa attenzione verso un settore importante nell’economia isolana, dove si contano circa 870 agriturismi», precisa Anna Lisa Fresi, presidente di Turismo Verde Sardegna, associazione di Cia Sardegna. «Stiamo rappresentando questa oltre che altre istanze ed esigenze degli agriturismi sardi all’interno di Turismo Verde Nazionale per far sì che la nostra voce arrivi al Governo nazionale e agli enti preposti», conclude Anna Lisa Fresi.