Visione, strategia, condivisione, squadra sono state le parole chiave che hanno fatto da corollario all’evento promosso da Coldiretti Sardegna a Borore. Al centro della discussione come affrontare il futuro, partendo dallo stato dell’arte e dalla programmazione delle politiche comunitarie e regionali
«E’ importante programmare e fare squadra e avere consapevolezza di chi siamo – ha detto il presidente Battista Cualbu -. Siamo una grande forza sociale che ha saputo negli anni interpretare e anche guidare i cambiamenti in campo agricolo, con la legge di orientamento che ci ha regalato una agricoltura multifunzionale, le battaglie per le etichette trasparenti, la rete di Campagna amica, la difesa del made in Italy. E lo abbiamo fatto attraverso una grande rete non chiusa nel mondo agricolo ma allargata all’alleanza con i cittadini che ci ha consentito di conquistare una nuova reputazione e di conseguenza anche più forza e credibilità nel sostenere le ragioni del mondo agricolo. Il direttore regionale Luca Saba con la sua relazione in cui ha riassunto le parole chiave che devono essere alla base di una grande organizzazione che sa creare una grande rete competente e radicata nel territorio che sappia ascoltare e incidere nelle istituzioni scrivendo una agenda politica agricola di medio-lungo termine.»
Una giornata di vero confronto sul futuro dell’agricoltura sarda che ha spaziato a 360 gradi su tutti i settori, problematiche e potenzialità dell’agricoltura sarda facendo emergere la necessità di una visione e una strategia, con obiettivi chiari ma anche condivisione e organizzazione.
«Occorre partire dai presupposti: i dati – ha rimarcato il direttore di Coldiretti Sardegna, Luca Saba -. Senza conoscere la realtà in cui viviamo non possiamo programmare con cognizione.»
«Non servono premonizioni, e ce ne sono tante, ma previsioni – ha detto nella sua analisi accademica il professore Giuseppe Pulina -. La seconda richiede conoscenza e padronanza della materia. Per affrontare il futuro dobbiamo avere chiaro anche chi lo dovrà fare davanti ad un collasso demografico, ed in assenza di manodopera qualificata ma avendo sempre chiaro che l’agricoltura deve garantire cibo equo e sano alla popolazion
Antonio Caria