«Il tema dell’energia, assieme a quello della continuità territoriale, è uno degli aspetti che maggiormente condizionano le economie insulari. Affrontarlo con un approccio strategico e tenendo conto delle migliori tecnologie disponibili può rappresentare tuttavia l’elemento cardine per un salto di qualità della nostra economia, soprattutto nella prospettiva di creare un’Isola green e totalmente decarbonizzata.»
Lo ha affermato Michele Cossa (Riformatori sardi), presidente della Commissione speciale per il principio di insularità, che stamattina ha sentito in audizione il prof. Alfonso Damiano, docente di Ingegneria industriale presso l’Università di Cagliari, sulle problematiche energetiche legate all’insularità anche per fronteggiare la richiesta di autonomia differenziata delle regioni più ricche. La Sardegna oggi è, tuttavia, la regione italiana che produce più CO2 per abitante e – ha spiegato Damiano – una delle regioni europee con più emissioni per numero di abitanti. Un dato allarmante che deve portare a velocizzare il processo di transizione energetica per arrivare al 2050 con una importante, se non totale, riduzione delle emissioni ed evitare le pesanti penalizzazioni economiche da parte dell’Ue, che graverebbero sul settore produttivo sardo. La Sardegna ha già raggiunto l’autonomia per quanto attiene al fabbisogno di energia elettrica: produce 12 terawatt/h annui tra centrali a carbone e fonti rinnovabili, di cui 8 rappresentano il fabbisogno annuo dell’Isola e i restanti terawatt restanti vengono esportati. Il 40% del fabbisogno energetico della Sardegna è soddisfatto dalle fonti rinnovabili (eolico, fotovoltaico, biomasse e idroelettrico), la cui energia prodotta è però difficile e costosa da esportare. Complessivamente, secondo i dati forniti dal docente, la Sardegna ha un alto consumo energetico: 8 terawatt/h annui per l’energia elettrica, altrettanti per l’energia termica e altri 8 terawatt per la mobilità. Ora l’obiettivo, ha detto, è riconvertire le centrali a carbone con nuove centrali a metano da affiancare alla produzione di energia da fonti rinnovabili.
Il problema più importante è quello di garantire la transizione energetica delle industrie che hanno bisogno di calore. Per fare questo, secondo il professore, si dovrebbe utilizzare il metano in prima battuta da affiancare alle fonti rinnovabili e, contestualmente, bisognerebbe aumentare la produzione di energia da fonti green, da utilizzare in Sardegna per accorciare la catena del valore e abbattere così i costi per l’utente finale. La produzione in eccesso di energia da fonti rinnovabili, infine, dovrebbe essere utilizzata per la produzione di metano verde e ammoniaca verde, che consentirebbe alle industrie di non avere costi aggiuntivi applicati dall’Ue.
Le sole fonti energetiche rinnovabili, quindi, non sono in grado di garantire il fabbisogno energetico delle industrie sarde in vista dell’obiettivo del 2050, secondo Damiano: è necessario utilizzare quindi il metano per la transizione energetica delle industrie che poi dovrebbe essere utilizzato soltanto per garantire la sicurezza energetica della Sardegna in caso di necessità.
Il professore ha anche evidenziato che entro cinque anni il costo delle energia da fonti rinnovabili sarà sempre più basso ed è quindi necessario velocizzare la transizione energetica con l’utilizzo del metano.
La Sardegna, in quanto regione insulare, potrebbe – ha detto – chiedere al Governo l’applicazione di meccanismi di deroga per le comunità energetiche, che adesso non possono approvvigionare le industrie in quanto è previsto un limite nazionale di erogazione di 1 megawatt/h per Pod (punto di connessione).
Damiano ha poi citato esempi virtuosi come quello della Regione Valle d’Aosta che, attraverso la gestione dell’acqua e delle dighe, è diventata produttore e distributore di energia elettrica per i propri abitanti. Damiano si è detto anche molto favorevole all’utilizzo dell’idrogeno nel trasporto pubblico locale, definendolo vantaggioso ed economico, come dimostrano i dati relativi all’utilizzo in Germania.
Al termine dell’audizione il presidente Michele Cossa ha espresso soddisfazione e ringraziato il docente per l’importante contributo fornito alla Commissione per individuare le migliori iniziative anche legislative da attuare per declinare il principio di insularità in materia di energia.
Nel corso della seduta sono intervenuti il capogruppo dei Progressisti, Francesco Agus, il capogruppo di Alleanza Europa Verde – Sinistra – Possibile – Art. 1, Eugenio Lai, Ignazio Manca (Lega) e Antonio Mundula (FdI).