Sensibilizzare gli operatori sanitari su alcune problematiche come la gestione del politrauma, il massiccio afflusso di feriti al Pronto soccorso e l’organizzazione di reti complesse fra strutture sanitarie del territorio locale e regionale.
Sono stati questi gli argomenti affrontati durante l’incontro dal titolo “Avviamento di un percorso verso la gestione organizzata del trauma grave” che si è svolto il 16 marzo nell’aula magna della facoltà di Medicina e chirurgia e organizzato dall’Aou di Sassari.
Ad aprire i lavori Giovanni Sotgiu, preside della facoltà di medicina e direttore del servizio formazione dell’Azienda ospedaliera che ha sottolineato quanto sia importante «creare conoscenza e formazione». In seguito, il direttore sanitario Luigi Cugia ha portato i saluti dell’Aou e quindi dato la parola all’assessore regionale alla Sanità Carlo Doria che ha voluto sottolineare quanto sia «fondamentale creare reti di collaborazione fra professionisti e ospedali».
Medici e infermieri, provenienti da diverse parti della Sardegna, hanno seguito con particolare interesse le relazioni del professor Osvaldo Chiara, del professor Federico Bove e della dottoressa Federica Renzi, fra i massimi esperti europei nel trattamento del trauma complesso e delle maxiemergenze traumatologiche che operano nel grande ospedale metropolitano Niguarda di Milano.
Sassari ha un unico pronto soccorso con un bacino di utenza molto elevato a cui affluiscono malati da tutto il centro nord Sardegna ma talvolta anche dal sud dell’isola.
Il Pronto soccorso di Sassari ha gestito nel 2022 oltre 7.500 traumi, oltre 20 al giorno e, di questi, il 5% circa è da considerare trauma maggiore o complesso.
«Abbiamo la necessità di definire meglio i processi di gestione del politrauma ed è importante che ci sia un lavoro di rete tra tutti gli specialisti delle diverse unità operative per facilitare al meglio l’offerta di salute, soprattutto sulla problematica dell’urgenza-emergenza. Con questi presupposti è nata l’iniziativa odierna che ha lo scopo di avviare un percorso di crescita insieme ai colleghi dell’ospedale Niguarda», hanno dichiarato i coordinatori scientifici del corso Franco Cudoni, direttore del reparto di ortopedia e Paolo Pinna Parpaglia, direttore del Pronto soccorso dell’ospedale S.S. Annunziata di Sassari.
«Il sistema integrato per l’assistenza al trauma nasce sui campi di battaglia, nelle guerre di Corea e Vietnam – ha affermato il professor Osvaldo Chiara – Gli americani hanno creato un modello organizzativo per cui i pazienti traumatizzati sui campi di battaglia venivano presi dai nuclei di sanitari con gli elicotteri e li trasportavano in strutture di prima accoglienza dove venivano fatti i primi interventi di stabilizzazione. Successivamente il paziente veniva trasferito all’ospedale di cura definitiva.»
Le manovre di stabilizzazione in emergenza «devono essere bagaglio culturale e tecnico di tutti quelli che lavorano all’interno della rete traumi – ha sottolineato il professor Osvaldo Chiara -. Il sistema di integrazione tra il territorio e l’ospedale, con un primo ospedale vicino al punto in cui avviene l’evento traumatico, determina la stabilizzazione del paziente che consente poi di portarlo all’ospedale di cura definitiva. Questo modello organizzativo è quello che ha dato vita alle reti traumi delle regioni nell’era moderna, consentendo di ridurre drasticamente la mortalità per trauma».
In seguito, è intervenuto il professor Federico Bove con una relazione dal titolo “Gestione in emergenza del trauma addomino-pelvico e del paziente polifratturato”. Il terzo intervento è stato quello della dottoressa Federica Renzi con una relazione dal titolo “Moderni orientamenti nella gestione delle maxiemergenze”.
Infine, ha concluso i lavori il direttore generale Antonio Lorenzo Spano che ha ringraziato i tre esperti perché «ci hanno dato una serie di spunti che saranno utili per migliorare su alcuni aspetti. Stiamo investendo sul personale, sulle dotazioni tecnologiche, sulle infrastrutture, ma credo che la grande sfida sia quella di rivedere i nostri processi perché sono una parte fondamentale».