Tre donne. Tre ex pazienti oncologiche che hanno combattuto e superato una delle sfide più ardue che potessero capitare loro. E il desiderio di dimostrare a se stesse, prima ancora che al mondo, che altre sfide a quel punto erano alla loro portata. Daniela Tocco, Donatella Mereu e Paola Zonza (all’inizio erano in quattro ma, durante la preparazione, Daniela Valdes ha dovuto rinunciare per motivi personali) hanno accolto la proposta di Acentro per il Sociale di partecipare alla “Marocco Expedition Women Challenge”, un raid in mountain bike che, dopo un adeguato addestramento tecnico e una meticolosa preparazione atletica, le ha viste percorrere piste e sentieri del profondo Marocco, dalle montagne al deserto, attraversando piccoli villaggi e remoti insediamenti di popolazioni berbere: si è partiti dalla catena montuosa dell’Alto Atlante, quindi si è transitati sul massiccio vulcanico del Jebel Saghro per finire nella famosa Draa Valley. Una spedizione pensata per dare prova che, così come nella vita, anche nello sport, l’impossibile diventa possibile se si hanno determinazione e coraggio.
Nato da un’idea di Michele Marongiu, appassionato di ultracycling e amante dei viaggi avventura in bicicletta, il progetto si è concretizzato grazie anche all’impegno e al coinvolgimento di figure professionali di primissimo livello nel campo medico-sportivo (il dottor Marco Scorcu, responsabile di Medicina dello sport della Assl di Cagliari e responsabile sanitario del Cagliari Calcio, con la sua equipe; la dottoressa Rita Nonnis, chirurga senologa dell’Aou di Sassari; la dottoressa Claudia Collu, biologa e nutrizionista della spedizione ), nel campo tecnico-atletico (il coach Antonio Marino, l’esploratore estremo Maurizio Doro e lo stesso Michele Marongiu) assieme a Pierandrea Maxia esperto in comunicazione e tecnico di riprese video, che ha immortalato questa straordinaria prova di resistenza, e infine con il supporto di importanti aziende e l’accreditamento di autorevoli associazioni e il patrocinio del Comune di Cagliari e della Regione Sardegna.
Un viaggio-avventura interamente ispirato alle donne e al loro coraggio, in particolare a quelle donne che hanno fronteggiato la lotta contro un tumore. Per arrivare al traguardo, le partecipanti hanno dovuto superare un’agevole zona comfort, spingendosi fuori dagli abituali confini. La straordinaria bellezza dei paesaggi maghrebini e la natura incontaminata, insieme alla tradizionale ospitalità della gente del posto, hanno reso più gradevole questo tour sulle due ruote. Le protagoniste e i componenti della spedizione hanno pedalato per complessivi 460 km, in completa autonomia alimentare e logistica, dormendo in piccoli ostelli, in un caso anche in un accampamento berbero ai confini del deserto, incontrati di passaggio, mangiando i cibi locali e condividendo con la popolazione rurale diversi momenti di quotidianità familiare. Un’esperienza che è andata ben oltre l’enorme fatica e i numerosi disagi, mostrando tanto spirito di adattamento e una grande forza di gruppo.
Il progetto aveva finalità esclusivamente sociali. Il docufilm presentato ieri al T Hotel di Cagliari alla presenza di oltre 200 persone, ha un solo obiettivo: motivare tutte le donne, in particolare quelle che affrontano o dovranno affrontare percorsi di vita molto difficili. Il videomaker Pierandrea Mascia ha basato tutti gli elementi narrativi ed espressivi sul vissuto delle partecipanti. Il giornalista cagliaritano Giorgio Porrà, uno degli uomini di punta di Sky Sport, ha prestato il suo volto per fare da filo conduttore della trama: la sua presenza è particolarmente significativa e perfettamente in linea con il progetto, in quanto egli stesso ha dovuto combattere contro un tumore molto aggressivo.
Ogni giorno, in Italia, vengono diagnosticati oltre 1.000 nuovi casi di cancro. Si stima che nel nostro Paese, nell’arco dei dodici mesi, vi siano circa 377mila nuove diagnosi di tumore, di cui 195mila tra gli uomini e 182mila tra le donne. La mortalità per tumore fortunatamente è in diminuzione per entrambi i sessi, grazie soprattutto alla ricerca, ma l’invecchiamento della popolazione associato al rischio oncologico fa sì che i decessi siano ancora elevati come valore assoluto. Migliorano le percentuali di sopravvivenza: il 65% delle donne e il 59,4% degli uomini è vivo a cinque anni dalla diagnosi. La sopravvivenza è aumentata nel corso degli anni. Inoltre, a livello individuale, migliora man mano che ci si allontana dal momento della diagnosi, segno evidente che anche la parte emotiva gioca un ruolo fondamentale.
«La Marocco Expedition in fondo era un progetto semplice – ha spiegato alla platea Michele Marongiu -. Allo stesso tempo si è rivelato molto complesso e ha richiesto un gioco di squadra su tutti i fronti, a cominciare dagli aspetti medici, organizzativi e logistici. Non abbiamo lasciato niente al caso, anche perché si stavano mettendo in gioco delle donne che avevano avuto o stavano ancora affrontando seri problemi di salute. Tutto lo staff ha lavorato giorno e notte, con grande motivazione, per la buona riuscita dell’iniziativa. Spero che il messaggio di speranza sia passato.»
«La Marocco Expedition è stata un’esperienza molto impegnativa – ha ammesso Paola Zonza -. Ma sono felice di avervi partecipato perché, durante la malattia, avevo dovuto abbandonare lo sport agonistico (lei, dopo 10 di basket, ha giocato a calcio nelle fila della Torres, ndr) e lasciare la mia squadra. Grazie a questa iniziativa mi sono ritrovata in un’altra squadra. Ero titubante, mi chiedevo come potessi interagire con loro. Invece mi ha stupito il loro straordinario cameratismo.»
«Non so esattamente che cosa temessi maggiormente – è stato il commento di Donatella Mereu -. Sicuramente lo sforzo fisico. Ma forse era prevalente la parte emotiva perché, a differenza delle mie compagne d’avventura, io ancora combatto contro il tumore mentre loro, fortunatamente, sono state dichiarate guarite. Da questa esperienza ne sono uscita più forte».
«Ha ragione Paola, quando parla di uno straordinario cameratismo – è il parere di Daniela Tocco –. Ci bastava guardarci negli occhi per capirci al volo e trovare una soluzione a qualunque problema. È stata un’esperienza bellissima, il solo pensare a loro mi fa tornare il sorriso. Certo, la malattia mi ha messo a dura prova e ha lasciato il segno, però mi ha permesso di apprendere delle cose nuove.»
Acentro per il Sociale è il nome conferito dal Gruppo Acentro a un insieme di iniziative senza scopo di lucro che promuovono progetti di cambiamento e miglioramento sociale per le categorie più sensibili. L’esordio è avvenuto nell’agosto 2021 con l’impresa “North Cape Sardinia Expedition”, quando quattro atleti sardi (tra i quali Michele Marongiu, direttore commerciale di Acentro) hanno percorso 4.800 km in bici da Rovereto a Capo Nord: in quell’occasione, consegnarono a Babbo Natale (alla “casa ufficiale di Santa Claus”, a Rovaniemi, la capitale della Lapponia) oltre 40 letterine di bambini sardi con disabilità varie.
Il motto di Acentro per il Sociale è una frase dello scrittore Sándor Márai: «Lotterai, l’otterrai, lo terrai». Racchiude lo spirito del 98enne presidente Nanni Fodde e di suo figlio Enrico Fodde, amministratore del Gruppo, che hanno sposato da subito il progetto.