«L’obiettivo è quello di creare un percorso omogeneo, un percorso diagnostico terapeutico assistenziale (Pdta), che consenta di realizzare una precoce diagnosi, una cura e una soluzione delle problematiche della donna che soffre delle patologie del pavimento pelvico. Una diagnosi che sia uguale in tutte le regioni italiane, compresa la nostra meravigliosa Sardegna.»
E’ il concetto espresso dal professor Giampiero Capobianco, direttore della struttura di Ostetricia e Ginecologia dell’Aou di Sassari, che in questi giorni in qualità di presidente nazionale dell’Aiug ha aperto il congresso dell’associazione, accreditata al ministero della Salute, che si è svolto al Catalunya di Alghero.
Tre giornate – dal 9 all’11 maggio – dense di attività, dibattiti, tavole rotonde che hanno visto la partecipazione di esperti da tutta la Sardegna e dal resto della penisola. Giornate che hanno anche permesso agli specialisti dell’Aou di Sassari di evidenziare l’attività svolta dalla struttura del Materno Infantile: in particolare la chirurgia robotica in ginecologia e l’attività delle ostetriche per la riabilitazione del pavimento pelvico.
I lavori sono stati patrocinati dall’Aou di Sassari, dall’Università di Sassari e dall’assessorato regionale della Sanità.
Le sessioni. Sessioni affollate di partecipanti, da medici specializzandi alle studentesse del corso di laurea in Ostetricia all’Università di Sassari, quindi ginecologi e ostetriche che si sono confrontati sui temi portanti del congresso, il XXXII per l’Aiug e il primo interamente organizzato in Sardegna.
I professionisti sono passati dall’inquadrare le patologie a parlare delle terapie, mediche, farmacologiche, riabilitative e chirurgiche – queste ultime rappresentano il gold standard di queste patologie ma, anche, l’ultima ratio – che entrano in campo soltanto dopo il fallimento della terapia comportamentale e riabilitativa.
Argomenti che sono serviti per condurre i partecipanti sino al tema conclusivo del congresso. Tanti pezzi che, uniti, hanno formato un puzzle che ha permesso di capire perché sia necessario oggi, anche qua in Sardegna, parlare di Pdta delle patologie del pavimento pelvico, in particolare dell’incontinenza e del prolasso, per assicurare alla donna un percorso di cure chiaro e ben definito.
Il Pdta. «Il Pdta – ha ripreso Giampiero Capobianco – è un percorso che permette una rapida presa in carico della paziente con problematiche come l’incontinenza urinaria e il prolasso. Consente di iniziare uno screening, un trattamento già al primo livello con il medico di medicina generale, con i medici dei consultori, con la figura dell’ostetrica che può già avviare un percorso riabilitativo. Il Pdta permette poi, nei casi più gravi e complicati, il loro invio all’Hub, cioè al centro di riferimento, come il nostro centro a Sassari. Quindi la scelta vincente del Pdta è un percorso condiviso regionale, che parta del territorio e arrivi, nei casi più complessi, in ospedale.»
E a fare da esempio è stato portato il Pdta della Campania che, approvato circa un anno fa, ha scattato la fotografia della regione: oltre 500mila persone, tra uomini e donne – circa l’8/9 per cento della popolazione campana (5,8 milioni di abitanti) – è afflitta da incontinenza. Per una spesa che – riporta il documento campano – nel 2018 tra pannoloni, cateteri, sacche, stomie e altri dispositivi ad alto costo per l’incontinenza sfiorava la cifra dei 50 milioni di euro. Cifre che se rapportate alla Sardegna – è stato detto durante la tavola rotonda conclusiva – potrebbero avere un peso non indifferente, anche in considerazione del fatto che quasi un terzo della popolazione sarda è ricompresa nella fascia di età 65-100 anni, più soggetta a questo tipo di patologie.
«L’incontinenza urinaria femminile – ha aggiunto ancora Capobianco – colpisce più di 3/4 milioni di donne in Italia ed è una patologia che aumenta con l’aumentare dell’età della donna. A questa si aggiunge la problematica del prolasso degli organi pelvici. Si tratta di patologie che vanno prevenute già in corso di gravidanza, con uno stile di vita sano e, poi, con una preparazione al parto che deve essere fondamentale per preservare sempre di più il pavimento pelvico.»
Le ostetriche. E qui un ruolo importante lo svolgono le ostetriche, con la rieducazione e la riabilitazione del pavimento pelvico. «L’ostetrica è una professionista che accompagna la donna in tutta l’età della sua vita – ha detto Paola Lubinu, ostetrica dell’Aou di Sassari e presidente provinciale dell’Ordine delle Ostetriche – quindi anche all’interno della patologia del pavimento pelvico è necessario che questa figura professionale sia integrata in una équipe multidisciplinare che possa dare alla donna delle risposte per una patologia così invalidante e così impattante, sia a livello sociale sia economico. Il ruolo dell’ostetrica – ha detto ancora Paola Lubinu – è di fare educazione, informazione, attraverso programmi di rieducazione perineale sia precedenti alla gravidanza, sia durante la gravidanza stessa. Deve, poi, svolgere una valutazione del rischio al momento del travaglio e del parto, che sono momenti molto critici per quanto riguarda il pavimento pelvico. Dovrà quindi occuparsi di programmi di rieducazione e di eventuale riabilitazione in puerperio e in epoche successive della vita della donna.»
E’ stato ricordato quindi che per il trattamento di incontinenza e prolasso, l’Aou di Sassari è centro di riferimento regionale con l’ambulatorio di uroginecologia, diagnosi e cura delle disfunzioni del pavimento pelvico femminile.
La chirurgia robotica. Il congresso, inoltre, ha dedicato una parte alla chirurgia che ha permesso di discutere delle nuove terapie laparoscopiche e robotiche.
La robotica in Aou ha avuto un importante impiego proprio a partire dal 2022. E solamente nel primo anno di attività, sono stati fatti oltre 200 interventi: risultato realizzato dalle strutture di Ortopedia, Ginecologia, Urologia, Chirurgia generale e Patologia chirurgica. L’Aou è diventata la prima azienda in Sardegna e, forse, anche una delle migliori a livello di performance di tutto il centro sud Italia.
Un’importanza questa messa anche in risalto dal rettore Gavino Mariotti e dal direttore sanitario dell’Aou di Sassari Luigi Cugia, intervenuti nella giornata inaugurale del congresso.
«La chirurgia robotica – ha detto ancora Giampiero Capobianco – rappresenta il punto di partenza per la Clinica di Ostetricia e Ginecologia, costituendo il primo tassello di un percorso di innovazione tecnologica in chirurgia ginecologica volta ad offrire il miglior approccio chirurgico a tutte le pazienti.»
E proprio di robotica si è occupato il chirurgo ginecologo Marco Petrillo della Ginecologia e Ostetricia dell’Aou di Sassari. «Nell’ambito della ginecologia – ha detto il professionista – nel corso di un anno abbiamo effettuato circa 50 interventi chirurgici, che hanno permesso di offrire ad altrettante pazienti una chirurgia mininvasiva, estremamente precisa che ha dato loro un grande beneficio. In particolare anche con una ripresa postoperatoria ottimale con dimissioni precoci e condizioni cliniche della paziente veramente positive.»
Gli specialisti dell’Aou sono stati impegnati in interventi su pazienti affette da neoplasie maligne del corpo dell’utero e, grazie alla robotica, sono passati dall’effettuare interventi demolitivi, con un impatto importante sia sulla ripresa postoperatoria che sull’immagine corporea delle pazienti, a interventi estremamente precisi e con una mini invasività importante.
Da sottolineare, infine, una tavola rotonda finale che ha visto protagonisti tutti gli esponenti delle strutture di Ostetricia e Ginecologia degli ospedali della regione che si sono confrontati sulle varie attività di intervento in ambito delle patologie del pavimento pelvico.