«Questo è un successo non solo per le Università di Cagliari e Sassari ed i loro studenti, ma per la Sardegna intera e i suoi abitanti.»
Il consigliere regionale del Partito Democratico, Roberto Deriu, sintetizza così il primo posto dell’Ateneo cagliaritano e di quello sassarese nelle rispettive classifiche 2020 del Censis per quanto riguarda la categoria borse di studio tra le Università italiane.
«In questi ultimi anni – spiega Roberto Deriu – io e i colleghi del Partito Democratico ci siamo battuti affinché venissero prese decisioni importanti a favore della compagine studentesca sarda, soprattutto sul tema borse di studio, uno dei punti fondamentali per garantire ai giovani il diritto allo studio.»
«Gli alti meriti in relazione a questo parametro, per noi equivalgono ad una vittoria – ha aggiunto Roberto Deriu – perché se negli anni 2009-2014 in Sardegna quasi uno studente su due non percepiva la borsa per mancanza di fondi, oggi più di 10.000 studenti tra Cagliari e Sassari risultano borsisti.»
Un dato che rende la Sardegna un’eccellenza tra le regioni italiane con la più alta percentuale di borsisti sulla popolazione studentesca totale, come certificato anche dalla classifica annuale del Censis.
L‘Università di Cagliari si classifica, infatti, al primo posto tra i grandi atenei proprio alla voce borse di studio, con un punteggio di 110. Stesso risultato per l’Università di Sassari, in prima posizione (punteggio 104) nella graduatoria sulle borse di studio tra gli atenei di medie dimensioni.
«Siamo fieri e orgogliosi, perché il raggiungimento di questo grande risultato è stato possibile grazie anche alle nostre numerose iniziative, tese a porre gli studenti al centro dell’attenzione. Certo, questo è solo un punto di partenza: adesso la Regione deve dare seguito – cosa che finora non ha fatto – a tutte le nostre richieste che sono state presentate per risolvere i tanti problemi che affliggono gli studenti sardi in seguito alla pandemia. Al fine di fornire gli strumenti e il sostegno per garantire loro il pieno diritto allo studio», ha concluso Roberto Deriu.