«L’emorragia di medici che in questi giorni si sta verificando ad Oristano rischia di avere conseguenze pesantissime come la sospensione del servizio di Guardia medica. L’Ordine di servizio della Asl di Oristano che impone ai pochi professionisti rimasti di assicurare l’attività dell’ambulatorio da soli, e non più con la presenza di altri due colleghi, impone una riflessione sull’efficacia delle misure adottate dall’Assessorato regionale della Sanità per assicurare le prestazioni sanitarie essenziali sul territorio.»
A dirlo è Alessandro Solinas, capogruppo del M5S in Consiglio regionale.
«L’assessore della Sanità Carlo Doria si attivi affinché questa situazione incresciosa venga risolta quanto prima e in particolare modo affinché vengano individuate con urgenza le misure volte a sollevare i medici da un eventuale carico di lavoro eccessivo e disumano – aggiunge Alessandro Solinas, che dopo decisione di alcuni medici di dimettersi annuncia il deposito di un’interrogazione per chiedere come intenda risolvere tali gravi criticità -. Asl e Assessorato hanno l’obbligo di garantire ai lavoratori, anche ai liberi professionisti come in questo caso, di esercitare le proprie mansioni nelle migliori condizioni di lavoro possibili nel rispetto della loro integrità psico fisica e professionale.»
«Questo è l’ennesimo episodio che denota le condizioni estremamente proibitive in cui sono costretti a lavorare i nostri medici – sottolinea ancora Alessandro Solinas -. I problemi di organico devono essere valutati e risolti grazie a provvedimenti di programmazione a lungo termine che non espongano i livelli di assistenza a sospensioni o chiusure. Una delle chiavi per la rinascita e il potenziamento della sanità territoriale è in primo luogo la tutela dei diritti dei lavoratori e il loro benessere psico-fisico. Carichi di lavoro che aumentano di mese in mese e mansioni non concordate che vengono addirittura triplicate non consentono la creazione di un ambiente di lavoro sano e tanto meno attrattivo.»
«L’esasperazione dei medici sardi è giunta ad un punto di non ritorno: mentre le paghe restano invariate, i carichi di lavoro stanno obbligando i professionisti a scegliere di abbandonare il pubblico», conclude Alessandro Solinas.