In tanti la definiscono “la priorità tra le priorità”, ovviamente senza dimenticare il lavoro e la sanità pubblica. Ma l’emergenza abitativa, soprattutto a Cagliari, è ormai un fenomeno in continua espansione che colpisce anche ceti sociali che, sino a dieci o vent’anni fa, non sembravano minacciati dal problema. Prova ne sia che la Fondazione Antiusura della Caritas diocesana registra da alcuni anni una tendenza molto chiara: nel giro dell’usura stanno finendo tante persone che il lavoro ce l’hanno ma sono alle prese con separazioni, divorzi o altre cause che li mettono in ginocchio, perché monoreddito.
Di questo si è discusso stamane alla Fondazione di Sardegna, a Cagliari, nel corso di una tavola rotonda promossa da Solidarietà Consorzio in collaborazione con il Comune, la Diocesi di Cagliari e il Consorzio Charis nell’ambito del Programma europeo “Pon Metro Cagliari – Agenzia sociale per la casa”. L’evento, dal titolo “CAGLIARIèCASA – Il ruolo possibile degli ordini e dei carismi nel contrasto all’emergenza abitativa”, si è aperto con l’intervento di Viviana Lantini, assessora alle Politiche sociali, benessere e famiglia del comune di Cagliari. «Il problema dell’abitare in questi anni è indubbiamente cresciuto di entità, soprattutto in Sardegna: mancanza di lavoro, redditi insufficienti, caro vita, aumento dei tassi di interesse, il tutto aggravato dalle conseguenze economiche della pandemia – ha sottolineato l’assessora Viviana Lantini -. Un quadro che, come amministrazione, purtroppo conosciamo molto bene e su cui siamo fermamente impegnati. Noi amministratori, comunali e regionali, dobbiamo adoperarci per garantire una casa a tutti i nostri cittadini, perché disporre di un’abitazione è il presupposto non solo per il soddisfacimento di un bisogno primario, ma anche perché è ormai scientificamente dimostrato quali siano le ricadute sulla salute fisica e psicofisica degli individui e le conseguenze sul contesto sociale. E devono essere abitazioni in grado di offrire criteri soddisfacenti, tanto più quando sono coinvolte famiglie con bambini, per evitare anche conseguenze inerenti la povertà educativa: ai piccoli cittadini dobbiamo dare spazi adeguati, oltre a quelli scolastici, dove potersi formare. Per questo penso che dobbiamo avere il coraggio di abbracciare anche soluzioni abitative innovative, a patto che siano immediatamente percorribili, non formule futuribili utopistiche. Quindi ben vengano le esperienze condivise e eventi come questi che favoriscano la circolazione di buone pratiche replicabili.»
«Quella abitativa è una vera emergenza, tanto più che attacca uno dei diritti fondamentali dell’Uomo», è stata la riflessione dell’arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, monsignor Giuseppe Baturi. «Pertanto, è benvenuta ogni iniziativa concertata, che cerchi cioè di coordinare le azioni delle diverse comunità, delle istituzioni e della società per corrispondere in modo adeguato a queste esigenze».
Due panel hanno permesso di entrare nel vivo della discussione. Il primo, incentrato sul valore delle politiche dell’abitare, ha permesso di sentire il parere di tre esperti del settore: Ivan Vitali, docente della Scuola di Economia civile e socio fondatore di “È.one Abitarègenerativo Srl”; don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana di Cagliari; Claudio Bossi, presidente della cooperativa La Cordata che da tanto anni si occupa di housing sociale. «Il tema dell’abitare rende uguali tutti i cittadini – ha ricordato don Marco Lai -. Viviamo in una società concorrenziale, solo in parte meritocratica, dove la casa è un elemento di democrazia. In Italia il privato ha una prevalenza esagerata rispetto al pubblico: nel nostro Paese l’80% delle abitazioni è in mano ai privati mentre in Germania l’80-85% appartiene allo Stato. In questo momento c’è davvero bisogno di case, di camere. Troppe persone vivono per la strada, occorre trovare delle soluzioni. L’impegno della Caritas per le famiglie sfrattate non manca, cerchiamo di sfruttare le tante risorse per gli inserimenti abitativi, ma questi al momento hanno una breve durata».
Manca, insomma, un segmento fondamentale che consenta di rispondere in maniera esaustiva a quella zona grigia rappresentata da chi è povero o impoverito. «Dal 2021, con l’Agenzia sociale per la Casa, Solidarietà Consorzio è in prima linea nel contrasto all’emergenza abitativa», ha sottolineato Cristina Sanna, presidente del Consorzio che ha organizzato l’evento odierno. «Per questo vogliamo provare a immaginare nuove forme di cooperazione tra gli enti religiosi, le istituzioni, le comunità e il Terzo settore, per rispondere al grande bisogno sociale del nostro tempo: la casa. “CAGLIARIèCASA” vuole essere un primo momento d’incontro per cercare e costruire insieme risposte innovative».
Da qui è scaturito il desiderio di istituire un tavolo tecnico, attorno al quale far sedere le istituzioni laiche (certamente il comune di Cagliari, ma anche la Regione attraverso l’agenzia Area) e quelle religiose (la Diocesi e la Caritas), le realtà del Terzo settore e le Fondazioni.
L’Agenzia sociale per la casa interviene in favore di persone prive di rete familiare, in condizioni di reddito precario, prive di alloggio o che rischiano la perdita dello stesso per motivi economici. Il servizio persegue alcuni obiettivi: aumentare la tipologia di soluzioni a disposizione dell’ente pubblico; migliorare l’adeguatezza tra le soluzioni abitative e i bisogni delle persone; migliorare la fiducia dei proprietari in merito al programma proposto; diversificare l’offerta di occasioni di affitto e la tipologia dei contratti di locazione; aumentare la qualità complessiva del patrimonio privato, anche stimolando i piccoli lavori di manutenzione; aumentare la partecipazione alle misure attive nella progettazione sociale, attraverso il lavoro di un’equipe multidisciplinare.
Dal 2021 Solidarietà Consorzio è impegnato nel servizio “Agenzia sociale per la casa della Città di Cagliari”, il più importante progetto di contrasto all’emergenza abitativa attivo in Sardegna: a regime coinvolgerà oltre 300 famiglie del capoluogo isolano. Le risorse non mancano: il bando europeo “Housing First” mette a disposizione ingenti fondi, a patto che ci siano progetti di qualità sulla casa. Per cambiare il paradigma, bisogna modificare l’approccio al problema a cominciare anche dal linguaggio. Un esempio viene da Palermo, una delle realtà (le altre erano quelle di Torino e Firenze) che sono state presentate oggi come buone pratiche da imitare: l’Agenzia sociale per la casa del capoluogo siciliano presto cambierà denominazione e si chiamerà Agenzia per l’inclusione. Perché di questo si tratta.
Le conclusioni del convegno sono state affidate a Federica Collinetti, presidente del consorzio Charis, e a Lucia Rombi, direttrice di Solidarietà Consorzio.