C’è sempre una prima volta per tutto, anche per danzare su un palcoscenico. E la prima volta della compagnia teatrale “Il Lentischio” di Sennori è stata davvero un successo di pubblico, con applausi scroscianti, a conclusione di una serata vissuta tra importanti compagnie nazionali all’insegna dell’arte tersicorea.
In “La mamma del sole” diretto da Livia Lepri, le otto performer della compagnia romangese hanno rievocato al centro culturale Pazzola sensazioni lontane, traendo spunto da una leggenda sarda diffusa in tutta l’isola. Sull’orizzonte del palcoscenico sono state proiettate immagini evocative del sole riprese dai telescopi della Nasa e un video realizzato da Alessandro Spanu appositamente per lo spettacolo.
«Sono onorata e felice dell’opportunità di lavorare con Il Lentischio, perché è stato estremamente stimolante e di grande coesione – ha dichiarato Livia Lepri, che ha curato la regia e le coreografie -. L’idea è nata da un semplice dialogo, in maniera molto informale, quando cercavamo di comprendere come unire il teatro e la danza parlando delle nostre origini.»
Notevole il gradimento manifestato dal pubblico sennorese, notoriamente molto esigente e buon intenditore, ormai affezionato agli spettacoli del festival della danza d’autore “Corpi in movimento”, i cui appuntamenti da anni sono ospitati tra il centro culturale e l’ex cava.
«Il festival è un appuntamento consolidato, del quale siamo molto contenti – ha affermato la vicesindaca Elena Cornalis, che ha fortemente voluto l’iniziativa – abbiamo avuto la fortuna di accogliere grosse compagnie, ma quest’anno la nostra felicità è data dalla ricaduta sul territorio, essendo presente sul palco l’associazione culturale “Il Lentischio”. Quindi la scommessa è stata quella giusta, tutte queste operazioni culturali hanno una ricaduta importantissima sul territorio e anche le nostre associazioni possono essere presenti».
La serata ha preso il via con Versiliadanza e il suo “Reflets” eseguito da Angela Torriani Evangelisti per indagare la poetica del linguaggio schubertiano, dove la drammaticità e la sehnsucht del Romanticismo tedesco sono mirabilmente evocate dalla Fantasia in fa minore per pianoforte a quattro mani.