È un fatto tristissimo che la Conferenza Episcopale Italiana abbia ieri, in Assisi, nella sua 78ª sessione straordinaria, bocciato il nuovo messale cattolico in lingua friulana. La maggioranza dei vescovi, a dire il vero, era d’accordo. Ma non si è raggiunta la soglia dei 2/3 qualificata utile per il licenziamento positivo del testo. Credo che il fatto si commenti da solo e riporti la Chiesa italiana alla sua funzione culturale e politica molto terrena di puntello del nazionalismo linguistico intollerante della Repubblica. Un particolarismo in evidente contrasto con l’universalismo sempre professato dal cattolicesimo. Non mi dilungo a parlare della politica linguistica della Chiesa sarda perché, dopo anni di annunci a vuoto e di pretesti per non fare, è difficile commentare il nulla.
Il presidente cardinale Matteo Zuppi ha comunque assicurato che la Conferenza Episcopale Italiana terrà aperto il dialogo con il Dicastero per il Culto divino e della Disciplina dei Sacramenti e con i tre Vescovi di Udine, Gorizia e Concordia-Pordenone, al fine di valutare un ulteriore iter per arrivare all’approvazione del Messale in lingua friulana.
Speriamo meglio in futuro. Dio parla anche il sardo e il friulano, non solo la lingua ufficiale imposta storicamente da Regno e Fascismo.
Giuseppe Corongiu