La nascita dell’Unione Europea attraverso le parole di uno dei protagonisti: è stato presentato a Sassari dalla Fondazione Antonio Segni il libro di Francesco Fresi: “L’Unione Europea 1950 – 2022 – Dal Piano Schuman ai tormenti di oggi”.
«Uno dei sardi che ha dato di più all’Unione Europea, un’amministrazione nella quale ha creduto fortemente, un pezzo di storia che ci riguarda e che dimostra quanto anche noi sardi siamo un pezzo qualificato di quella storia». È Mario Segni, presidente della Fondazione dedicata al padre, Antonio, ad aprire i lavori per la presentazione del libro di Francesco Fresi “L’Unione Europea 1950 – 2022 – Dal Piano Schuman ai tormenti di oggi”, funzionario e dirigente della UE, uno degli ultimi testimoni viventi della firma dei Trattati di Roma. I saluti istituzionali sono stati affidati al Rettore Gavino Mariotti – l’incontro era ospitato nell’aula Virgilio Mura del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Sassari – che ha detto «l’Europa è l’unica casa che ci accoglie e ci dà speranza, il nostro Ateneo ha potuto accedere a finanziamenti importanti, 127 milioni di euro, per progetti che avranno ricadute importanti su tutto il territorio» – e al direttore del Dipartimento, Michele Comenale Pinto, che ha aggiunto «esprimiamo gratitudine alla Fondazione Segni per l’incontro di oggi e auspichiamo ad un futuro per un’Europa delle regioni e un’ Europa delle isole». I lavori sono stati introdotti da Silvia Sanna, docente di Diritto dell’Unione Europea e responsabile scientifico del Centro di Documentazione Europea e Silvia Angioi docente di Diritto internazionale. «Un libro che lancia un messaggio convinto sul fatto che all’epoca, il processo di integrazione avviato, fosse l’unica scelta giusta da percorrere – ha sottolineato Silvia Sanna – e che valorizza e promuove quei valori che hanno portato a percorrere questo cammino, per garantire la sicurezza e la pace in Europa», concetto ripreso anche dalla professoressa Angioi che ha aggiunto «come il volume possa essere oggetto di riflessione futura anche per gli studenti presenti in sala» e per i quali, visto l’importanza delle tematiche affrontate, sono stati riconosciuti anche dei crediti formativi. Poi la parola al protagonista, al testimone diretto della nascita, sviluppo ed evoluzione dell’Unione Europea, al servizio della quale ha lavorato per oltre 40 anni, incalzato dalle domande di Marco Tarantola, già direttore di Confindustria Centro Nord Sardegna, amico fraterno di Francesco Fresi. Nato ad Arzachena 94 anni fa, l’autore è stato funzionario, dirigente e, infine, componente dei diversi comitati consultivi, lucido nei ricordi ha raccontato le diverse tappe che hanno portato all’Unione Europea di oggi: le straordinarie competenze diplomatiche di Monnet e Schuman, la firma dei Trattati del 1957 a Roma, fu collaboratore diretto nella segreteria dell’allora presidente del Consiglio Antonio Segni, dal 1955 al 1958 fino al momento della sua nomina a funzionario della CEE. E ancora, le prime trattative di ampliamento della Comunità Europea con la Grecia, Turchia, Irlanda e Danimarca e quelle, difficili, con il Regno Unito, la cui lettura chiarisce bene l’approdo alla Brexit. Nel libro Francesco Fresi suggerisce soluzioni per il fenomeno delle migrazioni, «un nuovo Piano Marshall per l’Africa» e sottolinea la necessità di ripristinare un dialogo con i cittadini europei «perché il futuro dell’Unione è pieno di incertezze ma anche di speranza, occorre farla conoscere, riconoscerla e accettarla come merita» e la creazione di una struttura specializzata, affidata a specialisti della comunicazione potrebbe certamente aiutare.
Le conclusioni sono state affidate a Paolo Fois, professore emerito di Diritto internazionale dell’Università di Sassari. «L’Europa non è sull’orlo del baratro, ha superato tante difficoltà – ha detto – e con lo stesso spirito che ha avuto nel passato può ancora affrontarle».
«In questo libro c’è il racconto, ma anche l’invito a ricordare, a vedere la questione europea non solo come una questione politica – ha infine aggiunto il professor Mario Segni – per andare avanti occorre recuperare quello spirito di crociata e quella speranza sulle quali si è costruita una delle realtà più belle della nostra storia.»