«Lo abbiamo urlato a gran voce dalle piazze di tutta Italia durante i nostri recenti flash mob. Gli infermieri italiani hanno sorretto con le loro mani il “macigno” della lotta contro il “Mostro-Coronavirus”, pagando sulla propria pelle lo scotto di una battaglia a tratti anche improba, contro un nemico invisibile, sconosciuto e subdolo. Noi, senza nulla togliere alle altre categorie di operatori sanitari, siamo quelli che hanno accettato lo scontro frontale senza paura, noi siamo quelli che hanno visto la morte in faccia, schierati in prima linea. Spesso mandati allo sbaraglio, senza armi, senza difese, senza avere le spalle coperte, come dovrebbe avvenire in una guerra per ogni buon soldato che si trova al fronte. Perchè di guerra si è trattato, anche se qualcuno oggi si permette pure il lusso di negarlo.»
Così Antonio De Palma, presidente del Nursing Up, Sindacato Infermieri Italiani, commenta i nuovi dati dell’Inail sui contagi e sui decessi nel mondo sanitario italiano. Cifre e percentuali che finalmente fanno chiarezza almeno in parte, a due mesi di distanza dai giorni peggiori dell’emergenza, anche se è di un’amarezza estrema dover avere conferme del genere, e c’è poco da gioire di fronte a dati che rivelano che centinaia di colleghi sono stati contagiati e decine hanno perso la vita.
«I numeri dell’Inail non fanno che ribadire – aggiunge Amtonio De Palma -, la gravità emersa già dalla nostra inchiesta sindacale, quella che abbiamo portato avanti nelle strutture sanitarie. Non ci meravigliamo affatto, dice il leader del Sindacato Infermieri Italiani, ma i nostri approfondimenti ora ci pongono domande sulla esaustività di questi dati. Quanto sono rappresentative della realtà complessiva queste cifre? Qui stiamo parlando di numeri basati sulle denunce e sui casi conclamati: ma noi ci chiediamo, quanti sono gli altri? Parliamo degli infermieri che sono rimasti contagiati “nel silenzio assoluto”, e soprattutto di tutti quei colleghi deceduti senza che venisse loro effettuato un tampone. Qui non si può pensare solo alla sanità pubblica, ma bisogna estendere lo sguardo a quanto è accaduto nelle strutture private, nei centri anziani e in tutto quel micromondo dove operano tanti altri uomini e donne, professionisti come noi.»
«Leggo le cifre “ufficiali” dell’INAIL e continuo a chiedermi – conclude Antonio De Palma -, come si permette questo Governo di proseguire nella sua ostinata indifferenza di fronte a quanto emerge.
L’83 per cento dei casi denunciati di avvenuto contagio, tra gli operatori sanitari, sono infermieri! 8 casi su 10! Per quanto riguarda i decessi, il 40 per cento delle vittime si è verificato nel mondo sanitario! Di questo 40 per cento, il 63 per cento dei deceduti, cari signori, erano infermieri! Ma non è finita: perché solo una impresa su sei avrebbe rispettato le misure per evitare il contagio dei propri dipendenti!
E allora, Cari Signori della Politica, aspettateci alle porte delle vostre “dimore dorate”. Gli infermieri italiani, quelli che sono sopravvissuti, malconci, feriti dentro, stanchi, ed arrabbiati come non mai, pretendono adesso una spiegazione. E rivendicano rispetto: per quello che hanno profuso in termini di impegno e pagato in termini di danni fisici e morali. Ognuno di voi ci metta la faccia e scenda nelle strade di Roma quando lo faremo noi, ne abbia il coraggio! Ci guardi negli occhi. Guardi negli occhi quei soldati che avete mandato ad affrontare “a mani nude” il Covid 19.»