Si è conclusa, a Galtellì, l’edizione 2023 del festival “Sos arrastos de Grassia”, organizzato da “Voches ‘e ammentos”.
«Questa nona edizione di Arrastos, si chiude con la consapevolezza di aver raggiunto, nonostante le difficoltà a partire dal tempo non proprio clemente, un traguardo molto importante. Abbiamo, infatti, cercato di dare corpo ad un progetto di valorizzazione delle espressioni artistiche, con il prezioso contributo delle comunità che hanno animato cinque indimenticabili giornate», ha dichiarato la musicista Franca Floris, direttrice artistica della manifestazione che si è articolata in diverse iniziative, le prime due il 2 e 3 dicembre a Loculi e Onifai e quelle conclusive che si sono svolte a Galtellì dal 7 al 9 dicembre, nel solco dell’eredità della scrittrice nuorese Grazia Deledda.
«Polifonia, canto a Cuncordu ed a Tenore, danze tradizionali, musica colta, musica popolare e di ispirazione popolare e – ha sottolineato il presidente di Voches e Ammentos, Giovanni Vacca -, persino un’interessante incontro con l’etnofolk e la Nuova canzone catalana hanno caratterizzato questa edizione della manifestazione, finanziata dal ministero della Cultura, dall’assessorato regionale al turismo con la legge 7, dalla Fondazione di Sardegna e dai Comuni di Galtellì, Loculi e Onifai. Manifestazione che, pur nel rispetto dello spirito originario di valorizzazione delle espressioni artistiche tradizionali, si è aperta al confronto nazionale e internazionale con altri generi musicali. Il nostro impegno è già rivolto all’organizzazione del prossimo festival.»
Gli appuntamenti. La tre giorni di Galtellì ha preso il via giovedì pomeriggio con il concerto nella chiesa del Santissimo Crocifisso (si sono esibiti Sos Cantores de Garteddi, il Coro della Confraternita dell’Oratorio di Santa Croce di Castelsardo e l’organista Fabio Frigato) per proseguire con l’esibizione di venerdì pomeriggio del Complesso vocale di Nuoro preceduto dal saluto in canto della corale polifonica Amicos in cantos nella suggestiva chiesa di San Pietro, edificio di culto del romanico pisano e luogo del narrato di Canne al vento. Nella serata dell’8 dicembre, nella sala dell’anfiteatro comunale, spazio al canto a tenore e non solo con l’esibizione del Cuntrattu de Seneghe de Antoni Maria Cubadda, del Tenore San Gavino di Oniferi, delle voci e degli strumenti del canto alla logudorese, del Tenore Garteddesu. Spazio anche alle danze tradizionali con i gruppi folk: Pro Loco di Gavoi, San Gemiliano di Sestu, Don Milani di Dorgali e Tradizioni popolari di Galtellì. Sabato pomeriggio esibizione de Su cuntzertu antigu un quartetto in rosa che ha incantato con le sue melodie etnofolk sarde. Gran finale sabato sera con il coro Voches ‘e Ammentos di Galtellì che ha fatto gli onori di casa chiudendo il festival, insieme al maestro Pietro Marrone, con i Kor Vocal Ensemble e, per finire, con la cantante catalana Ester Formosa e il duo sardo Elva Lutza. Il premio Mastru ‘e ammentos Il festival, dal 2021, in linea con il pensiero della scrittrice che si ispira alla tradizione, conferisce un premio articolato in due sezioni per chi si è contraddistinto nell a valorizzazione e promozione della lingua e della cultura sarda. Una prima cerimonia di premiazione per la sezione dedicata alla musica ed alla letteratura si è svolta nella serata di venerdì 8 dicembre nell’anfiteatro comunale allestito per l’occasione. A ricevere il premio sono stati i due fratelli di Orgosolo, tziu Juvanne e tziu Nicola Pira, tra i principali storici interpreti del canto a tenore dell’isola. Grande è stata la sorpresa quando il novantenne (1932) tziu Nicola ha interpretato una sua lunga prosa in ottave, un viaggio in coinvolgenti rime al ternate che ha toccato i personaggi, i luoghi ed i sentimenti presenti nei principali romanzi della Deledda. Coinvolgente l’esibizione del Tenore Untana Vona di Orgosolo durante la premiazione con la presentazione di alcune poesie di tziu Juvanne Pira. La premiazione della sezione arti popolari si è svolta nella serata di sabato e ha visto protagonista l’artista Paola Abraini di Nuoro.
Antonio Caria