La Sardegna è al quart’ultimo posto tra le regioni italiane per efficienza e dotazione in ambito sanitario. Che i servizi sanitari isolani siano inefficienti e sottodimensionati è attestato dall’ultimo rapporto dell’Istituto C.R.E.A. Sanità, un centro di ricerca che elabora annualmente un indice sintetico di performance dei sistemi sanitari regionali, in collaborazione con l’Università di Tor Vergata.
In base ai dati sardi del dossier – elaborati dal Centro studi della Cna Sardegna – emerge che l’isola è penultima in Italia (dopo l’Umbria) quanto a posti letto in specialità ad elevata assistenza. Stessa posizione, questa volta dopo la Calabria, per numero degli anziani beneficiari di assistenza domiciliare integrata. Ma il dato che preoccupa maggiormente è la enorme fetta di popolazione sarda che rinuncia alle prestazioni sanitarie per inefficienza delle strutture pubbliche, costi eccessivi e liste d’attesa troppo lunghe: il 12,3% della popolazione è bisognosa di cure.
«Si tratta di una percentuale altissima, che più di ogni altra testimonia della criticità della situazione del sistema sanitario isolano – commentano Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna – che più in generale fa il paio con il dilagare dell’inefficienza che interessa molti settori della macchina sanitaria, la cui condizione oggi priva i sardi di un fondamentale diritto costituzionale, quello alla salute.»
Il rapporto CREA Sanità. Il rapporto C.R.E.A. Sanità analizza una pluralità di indicatori provenienti da fonti istituzionali, selezionati e strutturati per indagare vari aspetti.
Approfondendo alcune delle variabili esaminate nella definizione dell’indicatore di sintesi, le carenze del sistema sanitario sardo risultano chiaramente evidenti, sia dal lato dell’offerta, sia dal lato della soddisfazione dell’utenza.
I posti letto in specialità ad elevata assistenza. Dai dati forniti dal ministero della Sanità, ad esempio, l’offerta di strutture ospedaliere risulta inadeguata; con 2,8 posti letto in specialità ad elevata assistenza per 10mila abitanti la Sardegna si colloca al secondo posto tra le regioni italiane meno dotate, peggio solo dell’Umbria (2,5). A rendere particolarmente critica la situazione c’è anche il fatto che, essendo un’isola, l’emigrazione ospedaliera verso altre regioni risulta più difficoltosa.
L’assistenza domiciliare. Osservando il dato sull’assistenza domiciliare, peraltro, non si può dire che il servizio extra-ospedaliero compensi in alcun modo il deficit strutturale. In Sardegna, infatti, solo l’1,7% degli anziani beneficia di interventi di assistenza domiciliare integrata, una percentuale che assegna all’Isola il secondo posto tra le regioni italiane meno virtuose, appena dopo la Calabria (0,9%).
Il gradimento dei sardi. L’indagine annuale ISTAT sugli aspetti della vita quotidiana delle famiglie, peraltro, fa emergere una valutazione assolutamente negativa anche dal lato della domanda. Secondo i risultati dell’ultima rilevazione, in Sardegna il 14,8% dei pazienti che aveva usufruito di un ricovero ospedaliero nel 2022 si dichiarava poco o per niente soddisfatto dell’assistenza medica, una percentuale di insoddisfatti assai rilevante, che colloca l’isola al quarto posto dopo Calabria (17,8%), Lazio (17,7%) e Trentino (15,6%).
I sardi che rinunciano alle cure. Quello che preoccupa maggiormente, però, è la quota di popolazione che rinuncia alle prestazioni sanitarie per inefficienza delle strutture pubbliche, costi eccessivi e liste d’attesa troppo lunghe, percentuale che in Sardegna giunge al 12,3% della popolazione bisognosa di cure, una percentuale altissima, che più di ogni altra testimonia della criticità della situazione del sistema sanitario isolano.