La “pandemia sociale” è un’emergenza di cui, purtroppo, non si parla abbastanza, se non attraverso i giornali che evidenziano una situazione drammatica.
A distanza di ormai cinque mesi dall’arrivo violento e tragico del Coronavirus che, in Italia, ha mietuto oltre trentacinquemila vittime, non possiamo certamente disconoscere che la pandemia ha lasciato tracce indelebili sul nostro vissuto.
Il problema principale da affrontare oggi è proprio la “pandemia sociale”, un aspetto completamente diverso e che nella nostra società ha scardinato le nostre sicurezze di una vita normale.
Migliaia e migliaia di persone hanno perso il lavoro, tantissime attività commerciali hanno chiuso i battenti, tante altre inevitabilmente sono destinate alla chiusura, un’economia disastrosa sta pagando le conseguenze causate dal Coronavirus.
L’ultimo accordo stipulato a Bruxelles dalla Comunità europea sul Recovery Fund, probabilmente, non dovrebbe essere enfatizzato più di tanto, anche perché i finanziamenti sottoscritti verranno erogati solo nel 2021. Da qui ad allora, che ne sarà dell’emergenza sociale?
La disoccupazione è drammatica e la Sardegna, rispetto al resto d’Italia, non naviga certamente in acque migliori, quanto prima la politica dovrà dare risposte in tempi brevi, perché le persone hanno necessità di risposte ed atti concreti immediati.
La “pandemia sociale” è un virus che stiamo toccando con mano giorno dopo giorno, sinuoso e strisciante che avvolge e soffoca con le sue spire una Nazione intera. La speranza è che l’Autunno non ci riservi brutte sorprese con un Coronavirus che ancora oggi non è stato debellato e con casi di contagio nuovamente in aumento.
Armando Cusa