Una completa sinergia tra endoscopia digestiva e chirurgia deve essere il futuro della medicina per garantire un’assistenza sanitaria meno invasiva, meno mortalità, ma soprattutto una riduzione considerevole dei costi sanitari. È quanto emerso nella giornata di aggiornamento organizzato dall’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Sassari con il corso dal titolo “L’endoscopia digestiva operativa: stato dell’arte e prospettive future”. L’incontro si è tenuto nel fine settimana a Sassari, all’Hotel Grazia Deledda. Responsabili scientifici Giovanni Rizzo e Davide Turilli. I lavori che si sono aperti con i saluti di benvenuto ai partecipanti di Lucia Anna Merella, tesoriere dell’Ordine, sono stati introdotti da Alberto Porcu che ha evidenziato come il confronto tra gli specialisti dell’endoscopia e i chirurghi possano risolvere i problemi dei pazienti in maniera sempre meno invasiva, risolvendo molte patologie e le complicanze post-operatorie.
Ma ciò su cui è stato posto maggiormente l’attenzione è il ruolo dell’endoscopia nello screening per la popolazione come quello della colonscopia. Un esame che consente di individuare i polipi che sono all’origine dei tumori. La tempistica è fondamentale se intercettati in fase embrionale, si interviene ambulatorialmente, diminuendo, in modo progressivo, fino ad eliminarli: interventi chirurgici, chemioterapie e ovviamente riducendo i decessi. Le prime due relazioni, particolarmente tecniche, sono state illustrate da Giorgio Giovanni Norcia che ha parlato di “Endoscopia Resettiva”, è seguito l’intervento di Pietro Sanna sui “Tumori del retto”.
Fabrizio Scognamillo ha ricordato che per un chirurgo è fondamentale preservare la funzionalità colon-rettale e la prevenzione, a questo proposito, svolge una funzione di primaria importanza, perché non si dovrebbe arrivare ad essere costretti, da uno stadio avanzato della malattia, all’asportazione totale o parziale del retto, in modo da garantire al paziente una migliore qualità della vita.
Marco Puledda ha evidenziato come si stia abbassando la fascia di età in cui si riscontrano tumori nell’apparato intestinale, colpendo anche molti giovani. I tumori non ancora infiltrati, in futuro potranno, in uno stadio iniziale, essere trattati con la biologia molecolare, in alternativa all’intervento chirurgico, la ricerca è orientata verso questa direzione e i primi risultati lasciano ben sperare.
Dalla tavola rotonda, presieduta da Marco Puledda alla quale hanno partecipato Claudio Feo, Gianni Sanna, Fabrizio Sanna e Giulia Farina è emerso con estrema chiarezza che è impossibile prescindere dal lavoro di un team multidisciplinare per analizzare caso per caso sia per la scelta del tipo di interventistica che nella riduzione delle recidive.
Nella seconda sessione, moderata da Antonio Mario Scanu e Francesco Pintus si sono susseguiti gli interventi di Giovanni Rizzo, Salvatore Fiori, Rita Pinna e Sebastiano Sogos.
Dalle conclusioni del corso di aggiornamento è stato evidenziato come la Sardegna, insieme al resto del Sud dell’Italia sia molto indietro nell’organizzare screening di massa, ma addirittura nel consentire alla popolazione esami diagnostici in tempi utili.
In Europa le nazioni più virtuose nello screening come quello effettuato con la colonscopia sono: la Germania, il Belgio e la Svezia. Inizialmente in questi paesi si è avuto un fisiologico aumento dei casi di tumore, ma in seguito intercettando i polipi in fase iniziale, sono stati ridotti gli interventi chirurgici, è diminuita la mortalità, e, nel medio periodo, anche la spesa sanitaria si è sensibilmente ridimensionata.