Le patologie della tiroide sono sempre più diffuse, con un trend in continua crescita. In Sardegna sono oltre 600 gli interventi chirurgici di tiroidectomia, con una diagnosi di malignità in 250-300 casi e di questi circa la metà vengono operati al Policlinico. Non solo: ogni anno sono oltre 5mila le visite effettuate negli ambulatori del Duilio Casula per questo tipo di patologie che colpiscono nel 15% dei casi le donne e nel 5% gli uomini.
«L’isola, per motivi geografici e genetici – spiega il professor Francesco Boi, direttore dell’Endocrinologia del Policlinico Duilio Casula – presenta un’elevata prevalenza delle malattie tiroidee, superiore alle percentuali nazionali». In Italia sono circa 6 milioni le persone affette da patologie della tiroide, si tratta principalmente di malattie croniche, ma curabili, se correttamente diagnosticate e trattate. Sono oltre 30mila le tiroidectomie eseguite all’anno, di cui oltre 10mila con diagnosi di malignità.
«Quando la tiroide produce troppi ormoni tiroidei si manifesta una condizione chiamata ipertiroidismo che causa una serie di sintomi, quali nervosismo, ansia, iperattività, perdita di peso, battito cardiaco rapido o irregolare – spiega l’endocrinologo Francesco Boi – se, invece, la tiroide non produce abbastanza ormoni tiroidei si verifica una condizione chiamata ipotiroidismo che, se non curato, può causare obesità, dolori articolari, infertilità e malattie cardiache.»
Secondo il professor Francesco Boi la carenza di iodio è ancora un problema epidemiologico rilevante in diverse aree geografiche, tra le quali la Sardegna: «Può causare problemi in gravidanza, con ipotiroidismo materno e nello sviluppo fetale e neonatale con ritardo di crescita e problemi neurologici e, in età adulta aumento di volume tiroideo (gozzo) e noduli tiroidei, con una prevalenza di circa il 20%».
Diverse le patologie della tiroide. «Molto frequenti sono le tireopatie autoimmuni (tiroidite di Hashimoto e morbo di Basedow), che possono causare disfunzioni tiroidee, rispettivamente ipotiroidismo e ipertiroidismo, associate ad alterazioni morfologiche (atrofia, gozzo diffuso o noduli) della tiroide – dice ancora l’endocrinologo -. I tumori maligni della tiroide sono in netto aumento, riscontrandosi nel 7-10% dei noduli tiroidei, sia per un reale incremento, che per una diagnosi più precoce con l’ecografia e l’esame citologico tiroideo».
La chirurgia tiroidea avanza ed è sempre più efficace. «Risulta sempre più sicura nei centri ad alto volume, nonostante il rischio di complicanze, seppure basso, permanga – spiega il professor Pietro Giorgio Calò, direttore della Chirurgia generale del Policlinico – l’utilizzo della tecnologia, il neuro monitoraggio del nervo ricorrente, l’utilizzo di dispositivi di emostasi e la fluorescenza per l’individuazione delle paratiroidi rende l’intervento sempre più sicuro».
Gli interventi chirurgici risultano essere sempre meno invasivi. «L’intervento per noduli piccoli può essere eseguito anche con tecniche mininvasive e sempre più spesso si riesce a risparmiare una parte della tiroide, rendendo superflua la terapia sostitutiva – sottolinea il professor Pietro Giorgio Calò – per alcune tipologie di noduli benigni oggi l’alternativa è il trattamento percutaneo con radiofrequenze e microonde, evitando l’incisione chirurgica. Concludendo si va sempre più verso una terapia personalizzata con ottimi risultati e una migliore qualità di vita del paziente».