Anteprima primaverile per la XXV edizione del Festival dei Tacchi, la manifestazione di teatro contemporaneo organizzata dalla compagnia cagliaritana Cada Die Teatro, in programma dal 2 all’8 agosto tra i territori di Jerzu e Ulassai con la direzione artistica di Giancarlo Biffi.
Domani 8 giugno, alle 18.00, nel cortile della scuola primaria di Ulassai, andrà in scena Tra due popoli, l’esito scenico del laboratorio teatrale condotto, durante l’anno scolastico, dagli attori e autori del Cada Die Teatro, Silvestro Ziccardi e Lara Farci. In scena i bambini e le bambine della quarta e della quinta classe della scuola primaria.
«Siamo partiti da una storia che alcuni anni fa Giancarlo Biffi ha scritto e messo in scena – spiega Silvestro Ziccardi -. L’autore aveva in mente le macerie del vecchio ponte di Mostar distrutto durante la guerra in ex Jugoslavia. Il ponte era stato per tanti anni il simbolo di una possibile convivenza tra diverse civiltà. Si tratta di una fiaba che fa bene tanto ai bambini quanto agli adulti; racconta di due popoli, i verduzzi e i gialluzzi, di un ponte metà gialluzzo e metà verduzzo, di un bambino di nome Iso e di una bambina di nome Malika».
A guidare gli organizzatori del Festival c’è da sempre il desiderio di intensificare le relazioni con il territorio e chi lo abita. Arte, natura e comunità sono i veri protagonisti di questa manifestazione che ogni anno scommette sul fare cultura nei luoghi meno battuti dal turismo di massa. E così, grazie alla collaborazione del dirigente scolastico Alessandro Bianco, delle insegnanti Luisella Corgiolu, Maria Assunta Usai e Valentina Murino e dell’assessora Speranza Loi, vengono sin da subito coinvolti i più piccoli, nella speranza che un giorno siano i raccoglitori di questo importante testimone, per la divulgazione dell’arte e della cultura da contrapporre a guerre e ostilità.
L’amministrazione comunale di Ulassai, la scuola e il Cada Die Teatro dedicano questa storia a Luisa Pilia, amatissima maestra di Ulassai, e a tutti i costruttori di ponti, a coloro che, come lei, alla distruzione contrappongono la costruzione, credendo che la forza e la bellezza dell’individuo sia racchiusa nel suo essere differente.