«Perché un giovane, alle prese con la delicata decisione di scegliere il suo futuro percorso di studi, quello che influenzerà per sempre o quasi il suo destino, dovrebbe decidere oggi di intraprendere il triennio che porta alla laurea di dottore in infermieristica? Sembra paradossale che a chiederselo sia io, Antonio De Palma, Presidente di un sindacato nazionale di infermieri, una persona che dedica la sua vita agli interessi della categoria, eppure è l’amara realtà che emerge dagli ultimi dati di alcuni tra i principali molti Atenei Italiani.»
Lo scrive, in una nota, Antonio De Palma, presidente del sindacato Nursing Up.
«Abbiamo lottato senza paura, ci siamo ammalati, molti di noi ci hanno rimesso anche la vita: questo ha permesso di creare, da una parte, un legame profondo con la società civile, che a differenza dei “signori del potere” ha compreso il nostro impegno profuso nella sfida quotidiana contro la morte – aggiunge Antonio De Palma -. Si è quindi creato un profondo rapporto di stima con i cittadini, più solido che mai. Ed è inevitabile: abbiamo combattuto per loro, senza mai tirarci indietro. Lo abbiamo visto in modo chiaro durante i recenti flash mob: la gente per strada ci applaudiva, si commuoveva e si indignava di fronte alle nostre urla di rabbia. Dall’altra parte però, è davanti agli occhi di tutti, soprattutto, nella mente delle nuove generazioni che devono scegliere il loro futuro, che l’infermiere italiano sta vivendo un momento storico delicatissimo. E’ vero che essere infermiere significa potersi ritrovare da un momento all’altro a lottare contro la morte, contro un nemico sconosciuto, subdolo e invisibile. Ma non è questo che influenza i giovani, o meglio, non è la paura delle malattie, continua De Palma, che incide principalmente sul calo di iscrizioni universitarie.»
«L’infermiere italiano, dopo la laurea, anche a distanza di alcuni anni dall’inizio dell’attività lavorativa, porta a casa uno stipendio medio di 1.400 euro. Siamo, nella nostra categoria, tra i meno pagati d’Europa. A mio modo di vedere – continua Antonio De Palma –, non è solo l’incertezza legata a una nuova futura pandemia a tenere lontani i giovani dal corso di laurea in Infermieristica. Se così fosse non avremmo numeri stabili a Medicina o Farmacia o Biotecnologie Mediche.»
«Il rischio è reale – conclude Antonio De Palma -. Gli eroi che potrebbero diventare “martiri a vita” non rappresentano una bella immagine per un giovane che deve decidere la strada da intraprendere. Ma essere presi a calci, derisi, dopo aver dimostrato di essere la colonna portante di un sistema sanitario che fa acqua da tutte le parti…no grazie! Non ci sta più bene. La storia può e deve cambiare.»