È di questo pomeriggio la notizia data dal sindaco Paolo Truzzu e relativa al primo stanziamento (200mila euro), per il restauro dell’architetto romano.
A stretto giro di ruota è arrivata la replica di Francesca Ghirra: «Nel 2012, a meno di un anno dal suo insediamento, la Giunta comunale guidata da Massimo Zedda metteva mano all’Anfiteatro romano: venivano recuperati subito 230 mila euro per smontare una parte della legnaia».
«Nel 2014 – specifica Francesca Ghirra – veniva approvato un progetto per smontarla definitivamente: 677 mila euro per i lavori, affidati nel 2016, tra cui la verifica e messa in sicurezza tramite mappatura dei percorsi, l’installazione delle gru e l’avvio dello smontaggio, indagini, rilievi geologici e botanici, scavi archeologici (che misero in luce pitture e affreschi), redazione del progetto esecutivo per il restauro. Il monumento veniva anche mappato con un laser scanner che permetterà una ricostruzione virtuale del sito (di cui sicuramente si vanterà Truzzu).»
«Il progetto esecutivo – aggiunge Francesca Ghirra – per il restauro veniva mandato alla Soprintendenza archeologica, responsabile per la tutela del bene, e nel gennaio 2017 veniva approvato. Per tutto l’intervento sono stati stanziati circa 1,5 milioni di euro: la prima fase, già finanziata, è iniziata nel 2018 ma non si è ancora conclusa. Per le fasi successive e la restituzione del monumento alla città occorrono almeno 700/900 mila euro (forse anche di più).»
«Parliamo di un restauro – conclude Francesca Ghirra – lungo e delicato, resosi necessario a causa della scellerata decisione del centrodestra di installare in maniera permanente sul monumento una struttura in legno e acciaio che ne ha danneggiato la struttura. Nonostante le mirabolanti promesse dell’assessora Piroddi per una riapertura nella stagione estiva 2020, l’anfiteatro è ancora chiuso agli spettacoli (ma da anni aperto alle visite). Oggi il sindaco cerca goffamente di intestarsi la volontà di restituirlo alla città solo per aver stanziato 200 mila euro delle somme mancanti.»
Antonio Caria