«Il mio vero ritiro è stato l’ultimo giorno a Trigoria. Uscendo dalla mia camera per andare allo stadio Olimpico ho pensato: è l’ultima volta che chiudi questa porta. E lì mi è parso di tremare. Devastante.»
Daniele De Rossi, bandiera della Roma ha scelto GQ Italia per la prima intervista nella quale racconta tutta la verità sul suo ritiro dal calcio giocato. Il mensile maschile di Condé Nast, diretto da Giovanni Audiffredi, ha realizzato una copertina esclusiva in edicola da martedì 11 febbraio.
Daniele De Rossi, campione del mondo di Germania 2006, è volato la scorsa estate in Argentina per giocare nella squadra di Buenos Aires, il mitico Boca Junior: «Di offerte per continuare a giocare in serie A ne avevo parecchie, ma non ho voluto aggiungere un’altra maglia italiana a quella della Roma, mi pareva di sprecare una storia bellissima. Il Boca è sempre stato un sogno per me è stato un onore». Daniele De Rossi svela anche le vere ragioni per le quali ha scelto di appendere poi le scarpette al chiodo: «Quando sto bene sarei ancora in grado di giocare nella Roma, nel Boca, ma non succede quasi mai. Ho 36 anni, il fisico è logoro di soldi ne ho abbastanza: meglio tornare. Si è parlato di gravi problemi di mia figlia Gaia. Non c’è nulla di particolare. Semplicemente ha 14 anni ed è normale che abbia bisogno di avere il papà vicino. Siccome si sa che il rapporto fra me e sua madre ha vissuto momenti faticosi, qualcuno si è immaginato chissà che».
Nella lunga esclusiva di GQ firmata da Paolo Condò, viene affrontato anche il rapporto con con Francesco Totti: «Abbiamo giocato vent’anni assieme, ci siamo abbracciati dopo i gol, ci siamo frequentati fuori dal campo, abbiamo avuto anche delle sonore litigate, è capitato di non parlarci per un mese, pure l’anno scorso, ma poi è sempre finita a risate. Vita vera, non recitata». E sul tormentato addio del Pupone alla Roma, Daniele De Rossi rivela: «È un periodo che ricordo come un incubo. Mi sentivo come il bambino che assiste ai litigi tra mamma e papà. Di Francesco Totti le ho detto, con Luciano Spalletti ho condiviso tanto, ci siamo pure scannati ma conservo grande stima per lui. Mi infastidiva l’assurdità della situazione: la squadra vinceva eppure Spalletti veniva fischiato, dall’altro lato qualcuno si azzardava a dire che Totti non volesse il bene della Roma».
Infine, Daniele De Rossi, che racconta di voler fare l’allenatore in futuro, lascia uno spiraglio aperto sulla possibilità di collaborare con il ct azzurro Roberto Mancini: «Abbiamo un rapporto eccellente. il fatto di non aver lavorato assieme non ha diminuito la stima reciproca, anzi. Fra i discorsi che abbiamo fatto tempo fa, non in gennaio intendo, una porta azzurra era socchiusa».