Ieri si è celebrato a Fertilia il Giorno del Ricordo, solennità civile nazionale italiana in memoria dei circa ventimila nostri connazionali torturati, assassinati e gettati nelle foibe, istituita con la legge 30 marzo 2004 n. 92.
Al temine della funzione religiosa, officiata da mons. Mauro Maria Morfino, vescovo della diocesi di Alghero-Bosa, dal sagrato della Chiesa del Sacro Cuore e di San Marco un corteo si è diretto all’obelisco del Leone di San Marco e al Monumento del Cristo delle Foibe per deporre delle corone d’alloro, tra cui per la prima volta quella del Consiglio regionale della Sardegna.
La cerimonia solenne è terminata col ritorno del corteo al sagrato della chiesa.
Michele Pais. «Tanti innocenti, colpevoli solo di essere italiani, conclusero tragicamente la loro esistenza nei durissimi campi di detenzione, uccisi in esecuzioni sommarie e gettati vivi nelle profondità delle foibe».
«Ma la tragedia delle popolazioni italiane non si esaurì in quei barbari eccidi: l’aggressività del regime comunista costrinse migliaia di italiani ad abbandonare le proprie case e le proprie terre, mentre nello Stivale una certa propaganda legata al partito comunista dipingeva gli esuli come traditori, come una massa indistinta di fascisti in fuga.»
«La guerra fredda, con le sue durissime contrapposizioni, fece cadere una ingiustificabile cortina di silenzio sugli orrori commessi contro gli italiani istriani, dalmati e fiumani, aumentando le sofferenze degli esuli, cui veniva così precluso perfino il conforto della memoria. Solo la paziente e coraggiosa opera di ricerca storiografica, ha fatto piena luce sulla tragedia delle foibe e sul successivo esodo, restituendo questa pagina strappata alla storia e all’identità della nazione.»
Il Giorno del Ricordo. Esattamente quindici anni fa, nel 2005, gli italiani poterono per la prima volta celebrare il «Giorno del Ricordo».
Il Giorno del Ricordo vuole «conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale».
La data prescelta, il 10 febbraio, è il giorno in cui nel 1947 furono firmati i trattati di pace di Parigi, che assegnavano alla Jugoslavia i territori italiani dell’Istria, il Quarnaro, la città di Zara con la sua provincia e la maggior parte della Venezia Giulia.
Le foibe. Con il termine foiba vengono chiamate le fenditure naturali tipiche delle aree carsiche, abissi profondi anche decine di metri. Per estensione vengono indicate anche cavità artificiali come per esempio le cave di bauxite dell’Istria o il pozzo della miniera di Basovizza.
I massacri delle foibe sono stati degli eccidi ai danni di militari e civili italiani della Venezia Giulia, del Quarnaro e della Dalmazia, avvenuti durante la seconda guerra mondiale e nel secondo dopoguerra, da parte dei partigiani jugoslavi e dell’OZNA (servizi segreti militari jugoslavi).
Non solo le vittime delle fucilazioni furono gettati nelle foibe, ma anche persone ancora in vita. I condannati venivano fatti allineare sull’orlo della foiba e legati fra loro con filo di ferro, successivamente coloro che venivano fucilati trascinavano gli altri nell’abisso.