Un importante risultato giudiziario è stato ottenuto presso il Tribunale di Cagliari in un drammatico caso di malasanità, che ha visto il decesso di un paziente 75enne a seguito di complicazioni derivanti dal trattamento di un’occlusione intestinale. La struttura sanitaria coinvolta è stata condannata a un risarcimento di oltre 1.100.000 euro, cifra che rappresenta un riconoscimento significativo delle responsabilità accertate.
Tra il 2020 e il 2021, il paziente era stato sottoposto a cinque interventi chirurgici in un breve arco di tempo, in occasione dei quali sono emerse gravi negligenze nella gestione del quadro clinico. Secondo quanto accertato dai consulenti tecnici nominati dal Tribunale, si sono verificate diagnosi tardive delle complicazioni post-operatorie, errori nella gestione delle procedure chirurgiche, nonché insufficiente monitoraggio del decorso post-operatorio.
Particolarmente critica è stata la gestione di una lesione iatrogena alla via biliare: un errore che ha contribuito in modo determinante all’insorgenza di complicazioni fatali. Le carenze riscontrate hanno compromesso in Il Tribunale, dopo una lunga e complessa istruttoria, ha riconosciuto la responsabilità della struttura sanitaria per violazione dei protocolli diagnostici e terapeutici. È stata accertata la mancanza di prudenza, diligenza e perizia da parte dei medici coinvolti.
Il risarcimento, complessivamente pari a più di 1,1 milioni di euro, è stato attribuito ai familiari più prossimi come ristoro per i danni morali e materiali sofferti. In particolare, la sentenza ha riconosciuto il dolore e lo sconvolgimento esistenziale causati dalla perdita del congiunto in circostanze assolutamente evitabili.
Questo caso evidenzia come patologie che, con un trattamento tempestivo e adeguato, sarebbero normalmente gestibili, possano facilmente degenerare in tragedie a causa di carenze nell’assistenza sanitaria.
«E’ necessario rafforzare i protocolli di sicurezza e garantire un monitoraggio più attento dei pazienti, specialmente nella gestione post-operatoria delle complicanze chirurgiche. Le strutture sanitarie devono comprendere che la responsabilità nei confronti dei pazienti va ben oltre la singola procedura – ha dichiarato l’avv. Gabriele Chiarini, che ha seguito il caso -. Il risarcimento ottenuto, pur significativo, non può restituire la perdita subita, anche se rappresenta un passo importante verso il riconoscimento di un diritto fondamentale di tutti i pazienti: quello di ricevere cure adeguate e conformi a standard sanitari di elevata qualità.»