La commissione Sanità, presieduta da Carla Fundoni (Pd), ha proseguito con il ciclo di audizioni per l’esame del Dl 40 (Giunta) “Disposizioni urgenti di adeguamento dell’assetto organizzativo ed istituzionale del Sistema sanitario regionale. Modifiche alla legge regionale 11 settembre 2020, n. 24”.
Il primo ad intervenire è stato il rettore dell’Università di Cagliari, Francesco Mola, che coadiuvato per alcuni approfondimenti dal direttore dell’Ateneo, Aldo Urru, ha esposto criticità e proposte operative, ad incominciare dall’invito a favorire una migliore collaborazione tra Università e sanità regionale. È stato sottolineato che l’Università di Cagliari non intende competere con le strutture sanitarie esistenti, ma piuttosto contribuire alla formazione di personale sanitario qualificato. Il Rettore ha ribadito che non vi è alcun intento di “cannibalizzare” le strutture ospedaliere, ma di creare sinergie per migliorare i servizi e la formazione. Grande parte dell’intervento del Magnifico si è concentrato proprio sui temi della formazione e dell’accreditamento delle scuole di specializzazione, evidenziando come i requisiti stringenti imposti dal ministero per il mantenimento e l’accreditamento delle scuole di specializzazione, rappresentino crescenti difficoltà in ordine alla mancanza di determinati requisiti nelle strutture di sede, per quanto attiene specifici volumi di attività o prestazioni specialistiche. L’Aou di Cagliari – è stato spiegato – presenta un numero ridotto di posti letto e di volumi di attività che non permettono una crescita del potenziale formativo e quindi, di conseguenza dell’offerta di professionisti sanitari al servizio sanitario regionale («molte scuole di specializzazione sono in sofferenza e rischiano di non avere l’accreditamento») da qui l’esigenza di accrescere dimensioni e volumi (per poter aumentare studenti e specializzandi) con la proposta della fusione con l’Arnas Brotzu che permetterebbe la riapertura di tutte le scuole di specializzazione e l’aumento dei posti attualmente disponibili.
Sollecitato anche dall’intervento del consigliere Peru (Sardegna 20Venti), il professore Francesco Mola ha rimarcato l’inopportunità del perdurare del dualismo medici universitari e non universitari ipotizzando l’accorpamento di alcune strutture in un unico soggetto giuridico per sommare i volumi assistenziali, garantendo al contempo il mantenimento delle direzioni sanitarie esistenti («la competizione tra universitari e ospedalieri deve essere superata e serve bilanciare le direzioni tra ospedalieri e universitari per garantire opportunità di crescita a tutti i professionisti»). Nel rimarcare l’auspicio «per una distribuzione delle risorse in modo equo e strategico», il rettore, in riferimento al quesito posto dal consigliere Francesco Agus (Progressisti) ha sottolineato l’urgenza di incrementare quelle per scienze infermieristiche al fine di soddisfare la crescente domanda di personale.
A seguire l’audizione della presidente dell’Anci, Daniela Falconi che in apertura del suo intervento ha posto l’accento sulla necessità di un sistema sanitario che tenga conto delle peculiarità della Sardegna, come la vastità del territorio, la fluttuazione della popolazione nei mesi estivi, e la carenza di infrastrutture. L’importanza dell’insularità è stata richiamata come elemento costituzionale da valorizzare nel confronto con lo Stato. Le proposte della responsabile dell’associazione degli Enti Locali hanno riguardato l’auspicata convocazione degli stati generali della Sanità sarda ed il rafforzamento delle conferenze socio sanitarie, insieme con l’introduzione della conferenza regionale della sanità e di otto conferenze territoriali (quante sono le Asl) a cui partecipano i primi cittadini, con il compito, tra gli altri, di approvare i bilanci delle aziende sanitarie e proporre la revoca del direttore generale delle Asl di competenza.
Tra le azioni prioritarie, avanzate per migliorare il sistema della sanità nell’Isola si evidenziano: l’implementazione di un piano straordinario per il reclutamento di medici, infermieri e Oss; la riorganizzazione dei presidi ospedalieri secondo criteri di intensità e complessità delle cure, per evitare la congestione degli ospedali principali; il rafforzamento dei presidi nelle aree periferiche e loro connessione in una rete sanitaria integrata; l’apertura di nuove basi per l’elisoccorso e l’apertura dei Pronto soccorso nei centri della provincia; l’abbattimento delle liste d’attesa; la riduzione degli sprechi. In conclusione, la presidente Daniela Falconi ha ricordato le problematiche della salute mentale, auspicando maggiore attenzione alle politiche di prevenzione sanitaria e rafforzamento dei servizi per le patologie psichiatriche, nonché alla revisione delle norme e delle procedure sulla salute mentale per colmare le attuali carenze. La responsabile Anci ha infine fatto riferimento all’annunciato maxiemendamento della Giunta (a giudizio delle opposizioni rischierebbe di modificare sostanzialmente il testo del Dl 40, vanificando così il confronto in atto) per preannunciare ulteriori e puntuali osservazioni.
Il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, ha ribadito in premessa un concetto più volte esplicitato da diversi degli intervenuti in commissione, riguardo al pericolo che azioni di profonda riforma del sistema sanitario possano mettere ancor più in difficoltà operatori e strutture e di conseguenza compromettere qualità e intensità delle cure e dell’assistenza per i cittadini. Il sindaco del capoluogo ha quindi incentrato il suo intervento sull’aiuto che le amministrazioni locali possono offrire al sistema regionale per migliorane l’efficienza e l’efficacia, insistendo sull’importanza del prevenire le patologie piuttosto che concentrarsi solo sulla cura. Ha evidenziato, quindi, il legame tra dispersione scolastica e aumento di problematiche sanitarie e la necessità di un maggiore coinvolgimento degli enti locali per arginare i costi sanitari attraverso opportune e mirate politiche sociali.
Il sindaco di Sassari, Giuseppe Mascia, ha lamentato che la fusione tra le aziende sanitarie (Asl e Aou) non ha prodotto gli effetti desiderati, causando squilibri nella città e nel territorio circostante, oltre a un eccessivo carico sulle strutture sassaresi. Il primo cittadino ha inoltre affermato con nettezza l’urgenza di una riorganizzazione edilizia, per ridurre la dispersione dei servizi sanitari, insieme con la realizzazione di un nuovo ospedale a Sassari, per diminuire i costi di gestione e semplificare l’accesso ai servizi. Tra le proposte anche quella di portare l’ospedale Santissima Annunziata all’interno della Asl.
Il commissario del comune di Nuoro, Giovanni Pirisi ha chiesto maggiore attenzione alla distribuzione delle risorse, criticando il parametro capitario che penalizza i territori con ampie aree rurali. Ha inoltre evidenziato l’opportunità di un miglioramento nella gestione delle risorse umane e dei servizi nei presidi di Nuoro.
Gli amministratori, seppur con differenti sottolineature, nel corso dei rispettivi interventi, hanno fatto riferimento ai conflitti tra università e aziende sanitarie, facendo emergere il bisogno di una maggiore integrazione e dialogo tra i due ambiti, concordando sulla necessità di un piano strategico che tenga conto delle peculiarità dei diversi territori, rafforzi la medicina territoriale e coinvolga maggiormente gli enti locali nella governance sanitaria.
Nel pomeriggio la Commissione ha sentito i sindaci di Lanusei, Isili, Bosa, Ghilarza, Sorgono e Muravera, paesi che ospitano piccoli presidi ospedalieri fondamentali per l’assistenza nelle aree interne.
Tutti i primi cittadini hanno convenuto sulla necessità di potenziare i servizi territoriali a partire dai Pronto Soccorso che oggi funzionano a singhiozzo.
«Il pronto soccorso dell’ospedale di Isili rimane aperto solo per 12 ore al giorno e mai di notte e nei festivi – ha detto il sindaco Luca Pilia – avere un presidio di emergenza-urgenza nelle aree disagiate è fondamentale. Se funzionassero come si deve darebbero un grande supporto agli ospedali delle città.»
Posizione condivisa dai sindaci di Sorgono, Francesco Zedde, di Bosa, Alfonso Marras e di Ghilarza, Stefano Licheri, per i quali i pronto soccorso dei piccoli ospedali devono stare aperti 24 ore su 24 per poter accogliere anche i codici rossi.
Perché le strutture funzionino serve però nuovo personale: «Oggi non c’è alternativa ai medici a gettone – hanno detto Stefano Licheri e Alfonso Marras – si tratta di un’esternalizzazione dei servizi che la sanità pubblica non riesce a coprire. Come fanno i Comuni con gli incarichi ai progettisti per le opere pubbliche. Se questo non va bene si studi un’alternativa tenendo però presente che la priorità è l’assistenza ai pazienti».
Della necessità di provvedere a nuove assunzioni con una velocizzazione delle procedure concorsuali ha parlato il sindaco di Lanusei Davide Burchi: «Quando si va troppo per le lunghe non si porta a casa il risultato. E’ successo alla Asl 4 con diversi medici che hanno poi optato per altre sedi. Per incentivare il personale ad operare negli ospedali periferici sarebbe utile inoltre estendere i corsi di specializzazione a queste strutture».
Non solo criticità, i primi cittadini hanno evidenziato anche il buon funzionamento di alcuni reparti nei piccoli ospedali: la chirurgia a Isili e Sorgono, la terapia del dolore e la lungodegenza (sempre a Isili) fino all’eccellenza del reparto di oncologia di Muravera: «Io stesso mi curo nel nostro ospedale dopo aver fatto un ciclo di radioterapia al Mater Olbia – ha detto il sindaco Salvatore Piu – il reparto di oncologia segue circa 400 pazienti nel rispetto dei protocolli internazionali. La nuova sanità si costruisce partendo dal territorio».