L’Istituto Nazionale per la Cura della Obesità: «2 bambini su 10 sono sovrappeso aggravato dal lockdown».
«Secondo una indagine regionale che abbiamo effettuato partendo dai dati dell’Assl di Cagliari (effettuati dal sistema di sorveglianza sul sovrappeso e l’obesità nei bambini del ministero della Sanità denominato “Okkio alla salute”) – ha dichiarato Manuela Piras, nutrizionista e referente regionale del team multidisciplinare Inco -, in Sardegna lo 0.25% dei bambini risulta in condizioni di obesità grave, il 3,55% risulta obeso, il 17,8% sovrappeso, il 76,1% normopeso e il 2,28% sottopeso. Insomma complessivamente il 21,6% dei nostri bambini presenta un eccesso ponderale che comprende sia sovrappeso che obesità. A livello nazionale i bambini sono tra i più obesi d’Europa, con una maggioranza dei maschi (42% tra obesi e sovrappeso) sulle femmine (38%). Problema che si è aggravato durante il lockdown a causa di una minore attività fisica e una dieta scorretta. Sono numeri da non sottovalutare e da tenere bene in considerazione visto i rischi legati all’obesità e alle alte percentuali di continuare ad esserlo poi in età adulta.»
Tra le cause, l’alimentazione poco corretta e la scarsa attività fisica. «Dopo il lockdown abbiamo registrato – ha aggiunto Manuela Piras – sintomi di stress post-traumatico, confusione e rabbia. L’ansia e lo stress hanno portato a mangiare peggio e di più. Per la paura di carenza di cibo le persone hanno acquistato maggiormente alimenti confezionati e di lunga durata piuttosto che alimenti freschi. Ciò ha portato ad un aumento di peso con una riduzione dell’assunzione di preziosi nutrienti presenti in frutta e verdura fresche, tipica nella dieta mediterranea, che contrasta tutte le malattie cardiovascolari. Inoltre, nel lungo periodo, vi è anche la riduzione dell’attività fisica che contribuisce, oltre all’aumento di peso, all’aumento dello stato infiammatorio nell’organismo. Non dimentichiamo che nel 1918, immediatamente dopo la fine dell’epidemia della Spagnola, i decessi causati da eventi cardiovascolari avevano superato quelli per altre cause, inclusa la polmonite sovrapposta. Riconoscere questi effetti collaterali negativi della quarantena è fondamentale per evitare il deprezzamento degli sforzi per il controllo del peso tra i giovani.»
Tra le cause, l’alimentazione poco corretta e la scarsa attività fisica. «Dopo il lockdown abbiamo registrato – ha aggiunto Manuela Piras – sintomi di stress post-traumatico, confusione e rabbia. L’ansia e lo stress hanno portato a mangiare peggio e di più. Per la paura di carenza di cibo le persone hanno acquistato maggiormente alimenti confezionati e di lunga durata piuttosto che alimenti freschi. Ciò ha portato ad un aumento di peso con una riduzione dell’assunzione di preziosi nutrienti presenti in frutta e verdura fresche, tipica nella dieta mediterranea, che contrasta tutte le malattie cardiovascolari. Inoltre, nel lungo periodo, vi è anche la riduzione dell’attività fisica che contribuisce, oltre all’aumento di peso, all’aumento dello stato infiammatorio nell’organismo. Non dimentichiamo che nel 1918, immediatamente dopo la fine dell’epidemia della Spagnola, i decessi causati da eventi cardiovascolari avevano superato quelli per altre cause, inclusa la polmonite sovrapposta. Riconoscere questi effetti collaterali negativi della quarantena è fondamentale per evitare il deprezzamento degli sforzi per il controllo del peso tra i giovani.»
Antonio Caria