«L’amministrazione Conoci non tenti di confondere le pere con le mele e non faccia piombare la città in un clima quasi di censura. Ci sono differenze sostanziali tra le azioni legali proposte in questi giorni e quella relativa alla delibera di Giunta n. 308 del 27 ottobre 2016 a cui Conoci sembra ispirarsi.»
A precisarlo è l’ex sindaco e consigliere comunale di Per Alghero, Mario Bruno, che rimarca: «Tengo infatti a precisare che la deliberazione citata afferiva a situazione diversa sotto almeno due profili che risultano dirimenti. Il primo è che l’espressione gravemente denigratoria a carico del sottoscritto, nella specie “Sindaco: quel bastardo di Mario Bruno” essendo inserita sulla nota enciclopedia telematica Wikipedia alla voce Alghero, “sporcava” l’immagine della città e non la mia personale».
«Essa peraltro – aggiunge Mario Bruno – non era riferita ad alcun atto amministrativo da me compiuto. Per contro laddove insulti e minacce mi hanno colpito sul piano personale non ho mai impegnato l’Ente nella mia difesa, e quando gli atti da me e dalla mia amministrazione compiuti in ragione della carica hanno suscitato critiche tracimanti nella diffamazione, ho sempre distinto la mia risposta personale, che ho affidato ai miei legali con oneri a mio carico, da quella dell’organo, Sindaco o Giunta, che si è sempre invece svolta sul piano esclusivamente politico. Secondo elemento di differenza, come anche la Corte dei Conti Lombardia ha evidenziato, la semplice proposizione della querela, specialmente in relazione a diffamazioni documentali, non ha necessità di assistenza tecnico legale, potendo essere proposta e redatta direttamente dai querelanti. E così per me è sempre avvenuto. Tutti sanno quante offese ho dovuto sopportare in tutto il mio mandato eppure, a parte il caso citato, ho proposto querela solo in un’altra occasione, poi ritirata dopo aver ricevuto le scuse. E con legale a mio carico.»
A precisarlo è l’ex sindaco e consigliere comunale di Per Alghero, Mario Bruno, che rimarca: «Tengo infatti a precisare che la deliberazione citata afferiva a situazione diversa sotto almeno due profili che risultano dirimenti. Il primo è che l’espressione gravemente denigratoria a carico del sottoscritto, nella specie “Sindaco: quel bastardo di Mario Bruno” essendo inserita sulla nota enciclopedia telematica Wikipedia alla voce Alghero, “sporcava” l’immagine della città e non la mia personale».
«Essa peraltro – aggiunge Mario Bruno – non era riferita ad alcun atto amministrativo da me compiuto. Per contro laddove insulti e minacce mi hanno colpito sul piano personale non ho mai impegnato l’Ente nella mia difesa, e quando gli atti da me e dalla mia amministrazione compiuti in ragione della carica hanno suscitato critiche tracimanti nella diffamazione, ho sempre distinto la mia risposta personale, che ho affidato ai miei legali con oneri a mio carico, da quella dell’organo, Sindaco o Giunta, che si è sempre invece svolta sul piano esclusivamente politico. Secondo elemento di differenza, come anche la Corte dei Conti Lombardia ha evidenziato, la semplice proposizione della querela, specialmente in relazione a diffamazioni documentali, non ha necessità di assistenza tecnico legale, potendo essere proposta e redatta direttamente dai querelanti. E così per me è sempre avvenuto. Tutti sanno quante offese ho dovuto sopportare in tutto il mio mandato eppure, a parte il caso citato, ho proposto querela solo in un’altra occasione, poi ritirata dopo aver ricevuto le scuse. E con legale a mio carico.»
Antonio Caria