«La vertenza APA-AARS non può essere risolta con la proposta di un contratto di conciliazione tra le parti che in realtà è un ricatto ai danni dei lavoratori. L’assurda proposta di accettare 300 euro a compensazione delle mancate mensilità e della mancata liquidazione è disumana ed inaccettabile. Mi sono impegnato in prima persona affinché ci fossero le risorse per la riassunzione dei 37 lavoratori rimasti ingiustificatamente fuori dal protocollo, e ho trovato il benestare di tutto il Consiglio regionale nel corso dell’ultima variazione di bilancio di fine novembre scorso. Quindi mi domando come l’assessore Gabriella Murgia, alla luce dei fatti e dei miei ripetuti appelli, non svolga alcun ruolo in questa partita quando dovrebbe essere attore principale in difesa dei lavoratori. I miei richiami sono stati sollecitati anche dalle associazioni di categoria che, come me, vogliono poter partecipare al tavolo di confronto con AARS.»
Il consigliere regionale del M5S Michele Ciusa attacca l’assessore dell’Agricoltura, Gabriella Murgia, dopo la notizia giunta all’esponente pentastellato secondo cui l’Associazione regionale degli allevatori (AARS) vorrebbe far firmare ad alcuni lavoratori dell’ex Apa di Cagliari un verbale di conciliazione iniquo e ingiusto. La proposta prevede, infatti, il pagamento di 300 euro, come compensazione delle mancate mensilità e liquidazione, e l’assunzione per sei mesi, anziché i 12 previsti dal contributo regionale recentemente votato dal Consiglio regionale.
La vicenda è quella dei 37 ex lavoratori delle ex Aipa e Apa, che, in seguito al progetto di accorpamento delle due organizzazioni nel nuovo organismo AARS, sono rimasti ingiustamente senza lavoro. Con un emendamento alla variazione di bilancio proposto dallo stesso Michele Ciusa la soluzione era stata trovata, grazie a uno stanziamento di 300mila euro per l’immediato reintegro.
Oggi arriva invece la doccia fredda: «L’assessore Murgia – conclude Michele Ciusa – prenda le redini della situazione e faccia finalmente qualcosa per tutelare i lavoratori trattati ingiustamente».