Per la nostra rubrica “A colloquio con” abbiamo sentito Piero Maieli, consigliere regionale del Partito Sardo d’Azione e presidente della commissione Agricoltura, Industria e Turismo.
Un suo bilancio del primo anno della Giunta Solinas.
«Lo giudico assolutamente positivo, perché abbiamo già risolto due vertenze importanti come Euroallumina e Alcoa, abbiamo sbloccato dei fondi nel settore dell’agricoltura che erano bloccati da anni. E’ chiaro che, poi, ci siamo trovati di fronte al Covid che ha rallentato tutto quello che avevamo in programma. Abbiamo approvato la riforma sanitaria che era un proposito che la precedente giunta non è riuscita a fare in cinque anni. Abbiamo anche altra carne al fuoco: il piano casa, la continuità territoriale, anche se quest’ultima non dipende del tutto da noi, e la riforma degli enti locali.»
«Lo giudico assolutamente positivo, perché abbiamo già risolto due vertenze importanti come Euroallumina e Alcoa, abbiamo sbloccato dei fondi nel settore dell’agricoltura che erano bloccati da anni. E’ chiaro che, poi, ci siamo trovati di fronte al Covid che ha rallentato tutto quello che avevamo in programma. Abbiamo approvato la riforma sanitaria che era un proposito che la precedente giunta non è riuscita a fare in cinque anni. Abbiamo anche altra carne al fuoco: il piano casa, la continuità territoriale, anche se quest’ultima non dipende del tutto da noi, e la riforma degli enti locali.»
Lei è presidente della Commissione Agricoltura, Industria e Turismo: non posso non chiederle a che punto è la vertenza sul latte.
«Alla vertenza del latte si è voluta dare una connotazione politica, ma di politico ha ben poco. Lasciando stare le speculazioni, quella è una controversia di tipo economico, dove la politica non può fare molto, se non solidarizzare con il mondo pastorale. Le leggi del mercato non possono essere imposte dalla politica. Potrebbe solo assumere un ruolo organizzativo, condiviso i trasformatori, per trovare una giusta politica economica, però sempre di economia si parla. Dovremmo riuscire a fare un consorzio di secondo livello, che è un’idea che io sto elaborando, con i trasformatori, che dovrebbero consorziarsi e creare una massa critica che permetta anche a loro di rapportarsi al mercato.»
«Alla vertenza del latte si è voluta dare una connotazione politica, ma di politico ha ben poco. Lasciando stare le speculazioni, quella è una controversia di tipo economico, dove la politica non può fare molto, se non solidarizzare con il mondo pastorale. Le leggi del mercato non possono essere imposte dalla politica. Potrebbe solo assumere un ruolo organizzativo, condiviso i trasformatori, per trovare una giusta politica economica, però sempre di economia si parla. Dovremmo riuscire a fare un consorzio di secondo livello, che è un’idea che io sto elaborando, con i trasformatori, che dovrebbero consorziarsi e creare una massa critica che permetta anche a loro di rapportarsi al mercato.»
Lei viene da Ploaghe, che vive di agricoltura e pastorizia: quali sono le problematiche di questi due settori e quali, a suo modo di vedere, le soluzioni.
«Ploaghe vive anche grazie al settore terziario. L’agricoltura non è un settore primario, ma è solo marginale. La pastorizia è sicuramente più importante, anche se parliamo di microgreggi.»
«Ploaghe vive anche grazie al settore terziario. L’agricoltura non è un settore primario, ma è solo marginale. La pastorizia è sicuramente più importante, anche se parliamo di microgreggi.»
Non posso non chiederle dell’emergenza Coronavirus.
«Credo che sia necessario fare un cambio di tendenza, soprattutto dal punto di vista politico. Se è vero che cinque o sei mesi fa, il problema del Coronavirus ci terrorizzava, che non sapevamo di che cosa si trattasse e in che direzione saremmo dovuti andare, adesso invece la situazione è ben più chiara, in quanto i numeri si sono in aumento, ma rispetto a prima sono molto bassi. Se andiamo a calcolare che su 1 milione 600mila abitanti, abbiamo 600 positivi, e per positivi si intende chi è venuto a contatto con la malattia, che è asintomatico. Essere positivi non significa essere malati, essere malati significa essere sintomatici. Anche sui decessi bisogna vedere se si è morti di Covid o se si è morti con Covid. La politica deve ridare fiducia alle persone perché si continua a sparare dei numeri, senza spiegarli, terrorizzando le persone e senza giustificarli nella vera gravità che adesso non c’è. Si sta alimentando una paura immotivata.»
«Credo che sia necessario fare un cambio di tendenza, soprattutto dal punto di vista politico. Se è vero che cinque o sei mesi fa, il problema del Coronavirus ci terrorizzava, che non sapevamo di che cosa si trattasse e in che direzione saremmo dovuti andare, adesso invece la situazione è ben più chiara, in quanto i numeri si sono in aumento, ma rispetto a prima sono molto bassi. Se andiamo a calcolare che su 1 milione 600mila abitanti, abbiamo 600 positivi, e per positivi si intende chi è venuto a contatto con la malattia, che è asintomatico. Essere positivi non significa essere malati, essere malati significa essere sintomatici. Anche sui decessi bisogna vedere se si è morti di Covid o se si è morti con Covid. La politica deve ridare fiducia alle persone perché si continua a sparare dei numeri, senza spiegarli, terrorizzando le persone e senza giustificarli nella vera gravità che adesso non c’è. Si sta alimentando una paura immotivata.»
Le prossime vertenze che approderanno nella commissione che presiede.
«Noi abbiamo fatto un patto con Argea e Laore sul disbrigo delle pratiche. Anche lì ci siamo trovati, purtroppo, una bella mela avvelenata perché avevamo 69mila pratiche bloccate. Quando siamo arrivati avevamo 870 milioni di euro da impegnare, nel giro di quattro mesi sono diventati 550. Il Covid ha rallentato le operazioni e le agenzie dovranno fare un report in commissione. Poi ci sono la legge 7 sui grandi eventi, la proposta del terzo letto per il settore alberghiero, la possibilità delle case vacanze e dei B&B di commercializzare i prodotti tipici sardi.»
«Noi abbiamo fatto un patto con Argea e Laore sul disbrigo delle pratiche. Anche lì ci siamo trovati, purtroppo, una bella mela avvelenata perché avevamo 69mila pratiche bloccate. Quando siamo arrivati avevamo 870 milioni di euro da impegnare, nel giro di quattro mesi sono diventati 550. Il Covid ha rallentato le operazioni e le agenzie dovranno fare un report in commissione. Poi ci sono la legge 7 sui grandi eventi, la proposta del terzo letto per il settore alberghiero, la possibilità delle case vacanze e dei B&B di commercializzare i prodotti tipici sardi.»
Antonio Caria