Il 21 settembre 2020 ricorre il trentennale della morte di Rosario Livatino. “Sub tutela Dei”, era la frase con la quale il giudice Rosario Livatino chiudeva le annotazioni nella sua agenda. Il suo nome è rimasto scolpito nelle menti di tanti. Il suo sacrificio è stato di sprone ancora più verso quei magistrati che hanno sposato in pieno i fondamenti della giustizia, laddove il rispetto delle leggi è parte fondamentale ed ineludibile di un paese democratico.
La definizione di “Giudice Ragazzino” che si deve a Francesco Cossiga, non riferito a Rosario Livatino, fu inizialmente fonte di polemiche ma assunse una valenza positiva grazie anche al film del 1994 di Alessandro di Robilant con l’eccezionale interpretazione di Giulio Scarpati nei panni del Giudice Livatino.
Tanto si è detto e fiumi di inchiostro sono stati versati, negli anni, per ricordare la vita esemplare di Rosario Livatino e fra tanti che lo hanno ricordato c’è Papa Giovanni Paolo II in occasione della sua visita pastorale in Sicilia il 9 maggio del 1993. Dopo aver incontrato i genitori di Rosario Livatino, il Pontefice disse degli uccisi dalla mafia: «Sono martiri della giustizia e indirettamente della fede».
La causa di canonizzazione si è conclusa nel 2018.
Celebre la frase di Rosario Livatino in uno dei suoi appunti: «Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili».
Armando Cusa