Due sole parole ma con un peso devastante “non essenziale” è così che almeno 183.000 persone, uomini e donne, madri e padri di famiglia che lavorano come ambulanti, itineranti nelle piazze durante le piccole fiere locali, le sagre di paese si sentono dopo il nuovo DPCM del Governo. Attività sospese, perché definite in maniera sbrigativa con queste due parole dal peso tremendo.
«Ciò che lascia maggiormente addolorati è pensare che ciò che è il tuo unico lavoro, la tua unica fonte di sostentamento che per te è vita, fatta di sacrificio dentro il tuo “negozio mobile”, sotto sole, vento, pioggia e freddo, viene così definito e, in un attimo, cancellato senza nessuna certezza futura, senza una speranza perché tu non sei essenziale.
Anche noi siamo partite Iva italiane e meritiamo quel rispetto che oggi in fatti e parole è mancato – dice Ivan Scarpa, rappresentante dell’Associazione Fieristi Italiani, presidente Sezione Gusti Rari Sardegna -. Chiediamo certamente più attenzione, capendo in pieno la drammaticità che investe il mondo e la nostra Nazione, ma vogliamo aver noi pari opportunità e diritti e, soprattutto, se non è troppo da chiedere, virologi, medici, istituzioni, Governo centrale, cambiate il modo di definire noi e altri, non chiamateci più «NON ESSENZIALI».