«Ancora una volta le attività produttive vengono chiamate a sopportare il peso delle inefficienze Pubblica Amministrazione, ma stavolta si è davvero esagerato! L’ultimo DPCM del 24/10/2020 impone la chiusura alle attività di somministrazione di alimenti e bevande alle ore 18.00, “permettendo” esclusivamente l’asporto e/o la consegna a domicilio fino alle ore 24.00. Per non parlare poi delle palestre e dei centri ricreativi che, per stare aperti e rispettare le regole, hanno speso decine di migliaia di euro, con prestiti che, prima o poi, dovranno essere restituiti. Senza dimenticare tutti i luoghi di aggregazione culturale (cinema, teatri, musei) presso i quali è davvero facile fare il contingentamento, limitando in modo forte qualsiasi rischio di contagio. Nel momento in cui, dopo assurdi sacrifici degli imprenditori e dei propri dipendenti, sembrava che ci si stesse risollevando e si provava a guardare al futuro con un minimo di speranza, arriva questo macigno in testa ai ristoratori e ai gestori attività culturali e ricreative, ai quali non resta che sperare in una “marcia indietro” del Governo, se si dovesse rendere conto della enorme
tensione sociale che si sta determinando.»
E’ durissimo il giudizio di Marco Medda, presidente della Confesercenti provinciale di Cagliari, sull’ultimo DPCM annunciato dal Premier Giuseppe Conte.
«Dopo investimenti pesanti per assicurare il rispetto delle regole all’interno dei pubblici esercizi, il
Governo pensa bene che sia il caso di chiuderli alle 18.00, impedendo a ristoranti e bar di operare
nella fascia nella quale gli introiti sono maggiori e consentono di coprire i costi – aggiunge Marco Medda -. Non è accettabile che uno dei principali comparti produttivi debba rischiare di sparire perché non vengono rispettate le regole di comportamento in altre situazioni. Nelle nostre città mancano i controlli ed è molto più facile chiudere tutto invece che trovare soluzioni. Sarebbe invece fondamentale trovare soluzioni per le situazioni che generano il contagio: potenziare i trasporti per impedire assembramenti, la didattica a distanza per impedire che il contagio si sviluppi fuori dalle scuole (perché all’interno delle scuole il sistema si è organizzato) e controllare le aree della movida con le forze dell’ordine a tutela dei locali che hanno speso migliaia di euro per essere in regola. La nostra Associazione in tempi non sospetti è stata ricoperta di insulti quando si proponeva il controllo delle spiagge. Oggi ci troviamo nella stessa situazione rispetto ai pubblici esercizi: non è accettabile che dopo tanta fatica si massacri un settore che per la nostra città (e non solo) è fondamentale. Il Presidente Conte ha promesso indennizzi consistenti. Purtroppo in troppi casi (come il Fondo Emergenza della Regione Sardegna) gli indennizzi promessi non sono arrivati a destinazione. Speriamo che il Governo ci ripensi e sarà nostro compito fare la pressione necessaria a tutti i livelli per arrivare alla riapertura immediata di tutti gli esercizi di somministrazione. La nostra Associazione inoltre ritiene che anche l’aiuto dei Centri Commerciali naturali a essere importante per il controllo del territorio, così come è sempre stato anche in passato. Siamo pronti a trovare soluzioni efficaci ed alternative con il potenziamento dei contributi ai centri commerciali naturali. Le soluzioni per contrastare la pandemia senza sacrificare la democrazia si trovano solo con una concertazione responsabile.»
«Stesse richieste del settore della somministrazione anche per il settore della cultura e delle
palestre – sottolinea Nicola Murru Direttore della Confesercenti provinciale di Cagliari – non ci pare
infatti che l’aumento esponenziale dei contagi nasca dalla frequentazione delle palestre che sono
super controllate e igienizzate, così come i cinema, i teatri e i musei, presso i quali il contingentamento degli ingressi con il rispetto delle distanze minime viene rispettato con grande attenzione. La verità è invece che non sono stati fatti gli interventi nella Sanità pubblica tali da “tranquillizzare” il sistema ospedaliero e permettere agli ospedali di tenere botta a una seconda ondata che era stata prevista con grande anticipo. Non permetteremo che ancora una volta siano le attività di impresa a sopportare le inefficienze della Pubblica Amministrazione – conclude Nicola Murru -. Chiediamo con forza la loro riapertura insieme a quella dei bar e dei ristoranti, con l’immediata definizione di un severo piano di controllo del territorio che permetta agli operatori onesti e in regola di poter lavorare in tranquillità.»