Il consigliere regionale del M5S Roberto Li Gioi ha avviato le interlocuzioni con la Segreteria Tecnica del ministero dell’Ambiente sulla discarica di Spiritu Santu.
Si è tenuta ieri in videoconferenza la prima riunione durante la quale il consigliere regionale pentastellato ha illustrato la cronistoria della discarica, partendo dal 1991 sino ad arrivare ai giorni nostri e ponendo l’accento su alcuni aspetti di fondamentale importanza come i dati sull’inquinamento certificato emersi dal Piano di caratterizzazione commissionato dal Cipnes alla società Arcadis di Milano e pubblicati a novembre 2018.
Particolare attenzione è stata inoltre rivolta all’aspetto economico, evidenziando i numerosi finanziamenti ottenuti negli anni dal Cipnes per bonifiche mai effettuate, e gli aspetti giudiziari che ruotano attorno al sito, come i procedimenti penali avviati dalla Procura di Tempio e il recente esposto presentato da oltre 800 cittadini alla Procura generale della Corte d’appello di Cagliari.
“La discarica si trova a 500 metri dall’ospedale Mater Olbia e adiacente all’Area Marina Protetta di Tavolara – ha sottolineato il consigliere durante il colloquio – inoltre insiste su un’area a fortissima vocazione turistica. É fondamentale andare finalmente a fondo per quanto riguarda lo stato di inquinamento della zona che stando ai dati ufficiali emersi è altamente preoccupante. Il superamento delle concentrazioni della soglia di contaminazione risulta, infatti, ampiamente oltrepassato in 24 dei 29 pozzi piezometrici controllati”.
“Quello compiuto oggi è un passo importante che i cittadini di Murta Maria aspettavano da tanto tempo, osserva Li Gioi. La Segreteria Tecnica del Ministero, capita la gravità della situazione, non ha esitato a prendere in esame questo annoso problema garantendo la massima disponibilità. Presto un corposo dossier riguardante la discarica di Spiritu Santu sarà sul tavolo dei funzionari del Ministero – annuncia Roberto Li Gioi – che potranno così prendere visione di tutti i dati, gli atti e le autorizzazioni che hanno caratterizzato la storia di un sito che da oltre trent’anni rappresenta un incubo per i residenti di Murta Maria e Porto San Paolo e di migliaia di turisti”.