Per la nostra rubrica “A colloquio con…” abbiamo sentito Stefania Salvatore, esperta di marketing e scrittrice.
Come nasce la sua passione per il marketing?
«Nel 2013, dopo aver fatto un’esperienza all’estero e aver messo in piedi un business come property manager, decisi di seguire un corso di marketing on line. Dopo pochi minuti di lezione avevo solo un pensiero in testa: “Voglio lavorare in questo mondo”. Non mi ero mai accorta di quanto fosse fondamentale, per un imprenditore il marketing, e di quante sfaccettature avesse. Non solo, dietro ogni strategia di marketing ci sono diverse figure professionali. Ognuna di queste ha un ruolo ben definito: a partire da chi si occupa dell’analisi del contesto e dei concorrenti, a coloro che definiscono le strategie per intercettare il target, fino a chi si occupa di divulgare (ovvero gli addetti alla comunicazione). La passione e il business sono un binomio perfetto. Quando si aggiunge anche una buona vision e la capacità progettuale, il quadro è completo. Se la passione e la determinazione sono le vele che il vento può sospingere, avere una meta precisa e una strategia per raggiungerla è altrettanto importante per avere successo. La strategia e il progetto sono il timone della nostra navigazione, ciò che ci aiuterà a non perderci e a non navigare a vista. Seneca diceva che “Una vita senza meta è vagabondaggio.»
Lei è anche una scrittrice…
«Allora direi che non mi sento proprio collega di Dan Brown, anche se ho appena lanciato il mio terzo libro e consegnato il quarto all’editore Flaccovio, non ho venduto 200 milioni copie. Diciamo che adoro mettere nero su bianco quello che può essere utile per gli imprenditori e soprattutto si può mettere subito in pratica per migliorare le loro attività.»
Ci parli del suo ultimo libro Metodo Hospitality.
«Il focus di questo libro è incentrato sulla gestione del cliente. Il desiderio di scrivere questo libro è nato dopo un lungo lavoro di analisi nel settore dell’ospitalità. Ho creato un concentrato di soluzioni, nate dalle consulenze che ho erogato, a diversi clienti, durante questi anni che hanno ottenuti risultati grazie alle mie strategie. Perchè tenerle solo per loro? Magari un altro imprenditore può prenderne spunto e applicare nella sua azienda. Questa è la potenza che ha un libro. Rimane tangibilmente negli anni, arriva a più persone grazie alla distribuzione. Entro Natale il libro “Metodo Hospitality” sarà in tutte le libreria d’Italia. Un grandissimo risultato ed orgoglio per me. »
La sua esperienza nella Fondazione Alghero.
«Come scrivo anche nel mio ultimo libro “Da tutte le persone che ho incontrato, positive o negative che fossero, ho tratto un insegnamento. La Fondazione per me è stata un’esperienza che porto nel cuore che ha contribuito ad elevare il mio attaccamento alla Città di Alghero. Sono convinta che si possa dare il proprio contributo al benessere della comunità anche non ricoprendo un ruolo istituzionale, per questo motivo continuo ho scelto di continuare a contribuire, senza per forza stare nel Cda. Io ho preferito così. Proprio qualche giorno fa ho sentito il Presidente, Andrea Delogu per fargli gli auguri della nuova costituzione del Cda. Tifo sempre per la mia città e la Fondazione è uno strumento fondamentale per promuovere il territorio.»
Alghero e il turismo, cosa è stato fatto cosa c’è ancora da fare.
«Le parole chiave sono tre: “pianificazione”, “capitale umano” e “formazione”. Da sempre la formazione ha rivestito un ruolo cruciale nel settore turistico. È un’autentica risorsa, così come il “capitale” umano che muove l’intero comparto. In questo periodo storico segnato dal coronavirus, bisognerebbe ricominciare da queste tre strutture portanti a costruire le fondamenta del nuovo modo di fare turismo. Sia per evitare di “franare” sia per creare solide basi per il futuro. Nei prossimi dieci anni, dovremo passare, da una formazione settoriale ad una cultura dell’ospitalità, dove l’ospite è al centro di ogni strategia. Analizzare e trovare la “nicchia” che desidera solo ed esclusivamente Alghero. L’obiettivo principale è quello di conquistare il 90% di un mercato di nicchia, ovvero focalizzarci sul nostro target e solo per quello creare le esperienze, coccolarlo e farlo sentire speciale. L’errore delle destinazioni è voler essere tutto per tutti, ma in realtà a lungo termine non paga, al contrario crea una curva della domanda discendente. Lo so, ci vuole coraggio per dire no ad un target e pensare solo a quello che più è allineato al nostro territorio, ma se non iniziamo, il viaggiatore ci sceglierà solo per il prezzo o quando le guerre e le pandemie non gli permettono di andare altrove. Dobbiamo destinare le risorse in investimenti in formazione, ricerca e più competenze. Tutti parlano nei loro programmi di “Esperienza” ma la verità è che è una strategia di marketing e servono competenze per crearla, l’errore più comune è partire dal prodotto e non dall’analisi e dallo studio del giusto target.»
Antonio Caria