La Giunta regionale ha approvato il nuovo disegno di legge che andrà a normare l’edilizia residenziale pubblica. Si tratta della revisione della legge 13 del 1989.
«Oggi la qualità dell’abitare è un diritto – spiega il presidente Christian Solinas -. E in questo senso la revisione di una legge datata e decontestualizzata rispetto alle reali esigenze delle famiglie sarde, oltre che un importante strumento di riequilibrio dei tessuti urbani, rappresenta il salto di qualità che il settore dell’edilizia residenziale pubblica attendeva da tempo. Nella formulazione del nuovo testo abbiamo agito secondo criteri di equità sociale, chiarezza normativa e semplificazione amministrativa, adattati all’attuale contesto sociale e con una forte attenzione per le fasce più deboli della società.»
«Il testo si ispira al più alto principio di legalità – ha detto l’assessore dei Lavori pubblici Roberto Frongia, che ha definito il provvedimento – ed affronta anche il problema delle occupazioni e cessioni illegali degli alloggi ed è frutto di un lavoro complesso portato avanti in concertazione con le rappresentanze di settore, tenuto conto anche delle numerose osservazioni provenienti dai comuni interessati.»
La modifica della legge segue i lavori del tavolo tecnico istituito qualche mese fa con i sindacati di categoria Sunia, Uniat e Sicet. Il Ddl concernente ‘Nuove norme in materia di assegnazione e gestione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica’ ridisegna le funzioni dei vari soggetti interessati (Regione, Comuni e Azienda regionale per l’edilizia abitativa, Area) e migliora i diversi procedimenti che vanno dalla predisposizione delle graduatorie alla decadenza dell’assegnazione, alla mobilità, fino alla determinazione del canone. Cinque le finalità che hanno spinto la Regione a procedere con il nuovo disegno di legge: ridurre il disagio abitativo dei nuclei familiari svantaggiati che non sono in grado di accedere alla locazione di alloggi nel libero mercato; introdurre più stringenti regole di accesso basate su una rigorosa valutazione dei requisiti e delle condizioni sociali delle famiglie, oltre che di permanenza negli alloggi per evitare situazioni di privilegio; prevenire possibili abusi e speculazioni (ad esempio sublocazioni, morosità, decadenza, sottoutilizzo, mancata occupazione); assumere come parametro di valutazione della situazione socio-economica l’indicatore della situazione economica equivalente; assicurare garanzie per l’utenza (partecipazione, gestione comune dei beni, mobilità).
In particolare, tra le innovazioni, è stato modificato il limite economico per l’accesso con riferimento al valore dell’ISEE e sono stati inseriti i piani speciali di edilizia residenziale pubblica a favore di anziani e portatori di handicap; la programmazione di nuovi interventi di edilizia residenziale pubblica; la previsione di un potere sostitutivo con la nomina di un commissario ad acta da parte dell’amministrazione regionale nei confronti dell’Ente gestore; la previsione per un Comune che non disponga di alloggi da assegnare, della possibilità di fruire di alloggi ricompresi nello stesso ambito ottimale d’utenza; il trasferimento facoltativo degli alloggi dai Comuni all’AREA da effettuarsi tramite apposita convenzione con l’assessorato dei Lavori pubblici. È inoltre prevista l’emanazione di apposite direttive, da parte della Giunta regionale, per la determinazione dell’importo del canone, del canone fisso per coloro che non dispongono di un reddito minimo o che dispongono di un reddito derivante da assistenza pubblica; i controlli rafforzati per i redditi “anomali”; l’ipotesi di promuovere l’accesso al credito per l’acquisto degli alloggi ERP; la possibilità di assicurare alle famiglie e alle persone bisognose la concessione di un contributo per le spese d’affitto e le spese accessorie relative all’alloggio in cui vivono, il cui ammontare dipenderà dalla situazione economica del nucleo familiare.
«Un settore importante come quello degli alloggi popolari non poteva basarsi su una legge obsoleta – conclude l’assessore Roberto Frongia -. Viviamo in un contesto nel quale sebbene siano cambiati i redditi è aumentato il disagio sociale. Anche le esigenze abitative hanno subito un mutamento in virtù del minor numero di componenti del nucleo famigliare: il drammatico calo delle nascite fa venir meno la necessità di concedere alloggi di grandi dimensioni e rende più urgente la necessità di appartamenti più piccoli.»