“Da alcune settimane la politica regionale insiste nel voler raccontare la favola di un’isola felice, un paese delle meraviglie che non esiste. Con insistenza ci facciamo vanto di essere zona gialla, come che fosse una medaglia di cui andare fieri. Ma tutti sappiamo benissimo che la realtà è un’altra. La situazione sanitaria è al collasso. Se i numeri sono “bassi” è perché il sistema sanitario non riesce nemmeno a fare i tamponi che dovrebbe. Ma i Pronto Soccorso sono allo stremo e nei nostri paesi il suono dell’ambulanza sta diventando una brutta abitudine.
La sanità è fatta di persone che lavorano quotidianamente, con turni massacranti, ma quando le persone sono poche non è possibile pretendere miracoli. Tuttavia, si continua a raccontare all’esterno una favola che di reale ha ben poco.”
A denunciarlo, sul suo profilo Facebook, è il sindaco di Orani, Antonio Fadda, che prosegue: “A Orani siamo stati costretti a chiudere quasi tutto. Un mini lockdown, una semi zona rossa, la possiamo chiamare in ogni modo. Abbiamo chiuso perché i numeri sono fuori controllo, 60 positivi su 2.800 abitanti. Numeri che l’Ats non conosce, casi che il sistema sanitario locale non ha minimamente sotto controllo. Abbiamo ammesso la resa, una scelta dolorosa e difficile.
Vorrei chiedere scusa a tutte le attività coinvolte nella chiusura. Amici, parenti, famiglie che subiscono per l’ennesima volta le mancanze di un sistema che non funziona. Chiedo scusa in quanto rappresentate delle Istituzioni.
Istituzioni assenti, che ci hanno abbandonato, da soli, a contare il numero dei positivi, come ad aggiornare un pallottoliere”.
“In queste ultime giornate – ha concluso il primo cittadino – mio telefono squilla ad ogni ora, persone oneste e corrette che mi chiamano per comunicare la loro positività, tra mille paure e preoccupazioni. Persone abbandonate, che non sanno cosa fare, persone che chiamano il Sindaco non l’Ats, perché in tutti i paesi il Sindaco è sempre l’unico che risponde al telefono, ad ogni ora. Tutto questo purtroppo è inaccettabile. La nostra chiusura è necessaria, ma vuole essere anche una denuncia verso lo stato di abbandono in cui ci troviamo. Chiedo alla mia comunità di stringere i denti e di stare uniti, soprattutto di stare vicini alle tante famiglie direttamente coinvolte dal Covid, perché sono loro le vere vittime di questa situazione.”
Antonio Caria